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Cultura

De Masi: “La destra è preparata dal punto di vista culturale”

Il sociologo Domenico De Masi ha dichiarato in una recente intervista radiofonica che la destra italiana ha una forte presenza culturale che la sinistra ha sottovalutato. De Masi spiega che la sinistra aveva l’egemonia culturale sin dai tempi di Togliatti fino agli anni ’70, ma la destra ha fatto progressi negli ultimi anni attraverso la creazione di case editrici e gruppi di lettori, e ha presentato molte idee nella cultura mainstream. De Masi ritiene che l’egemonia culturale potrebbe diventare una minaccia per la sinistra in futuro e ciò potrebbe condizionare le elezioni del 2023. Inoltre, sebbene ci siano alcuni intellettuali di destra che non sono conservatori, la destra è generalmente propensa a criticare il progresso e la globalizzazione.

C’è stata una bella partecipazione al Salone del libro, ma ci sono stati anche scontri.  Che ne pensa?

“Io sono stato al salone del libro, era la prima volta che ci andavo. Ci sono stato per presentare il libro di un amico. Trovo che tutto questo entusiasmo per il salone sia inaudito. È vero che c’è molta gente ma ce n’è così tanta che a volte i libri passano in quarto piano. Si presentano circa 500 libri al giorno, ovvero 1 libro ogni 1,3 minuti. Che successo è questo? Si tratta di migliaia di persone che si abbattono e poi ci sono contestazioni. La qualità non esiste, è un ammasso di persone. È difficile raggiungere una sala per andare ad ascoltare una persona. Ho trovato una confusione immensa scambiata per successo. I giudizi sul salone li fanno i protagonisti. Se ne va una grande pubblicità che se ci vanno anche solo l’autore del libro e i presentatori già arriviamo a 1500 persone. Sono stato spaventato”

Il tema invece dell’egemonia culturale l’appassiona? Che ne pensa di questo aspetto?

“Mi appassiona tantissimo perchè è la grande sfida che la destra farà alla sinistra nei prossimi anni. Lo fa sulla base di una preparazione che la sinistra ha sottovalutato. In questi anni sono stati scritti molti libri di destra, sono nate molte case editrici di destra, si sono creati molti gruppi di lettori, si sono creati dei leader ideologici. La destra è arrivata al governo preparatissima sul piano culturale e con l’idea di scalzare la sinistra”

Come è possibile che la sinistra con l’egemonia culturale perda così rovinosamente le elezioni? 

“La sinistra ha avuto l’egemonia culturale in epoca togliattiana e l’ha conservata in parte fino al famoso convegno degli intellettuali. Siamo negli anni ’70. Se si vuole un panorama della cultura di destra si hanno 7-8 libri, alcuni dei quali fatti con scrupolo, seri. Sulla sinistra invece c’è un libro”

Perché non lo scrive lei professore? 

“Io sto scrivendo un libro sul futuro della cultura in Italia, ci sarà un capitolo sulla cultura di destra e uno su quella di sinistra. Ma io essendo uno di sinistra ho ritenuto doveroso ascoltare la parte di destra. Ho letto i libri di Veneziani, ho intrattenuto molte discussioni con lui, sto seguendo il lavoro di Francesco Giubilei. C’è da seguire questa grande galassia di autori e editori di destra che hanno un’ampia audience, non sono arrivati impreparati al governo. La destra è contraria all’immigrazione, per esempio, per l’idea della culture, cioè del fatto che la nazione non vada inquinata con altre culture. Hanno piazzato un ministro della cultura molto colto”

È possibile che nel 2023 l’egemonia culturale possa essere una minaccia?

“Per me che sono di sinistra, sì. Il libro che ho presentato “La mutazione” studia quante idee della sinistra sono ormai presenti nella destra. Non è un caso che il 20% dei voti che ha avuto la Meloni vengano dagli operai”

È d’accordo quando da destra si lamentano della repressione subita, che non ha avuto spazio nel mondo della cultura? 

“Tutto era occupato dalla sinistra perchè tutti gli intellettuali erano di sinistra, se fossero stati gli intellettuali di destra, ci sarebbe stata la destra. Non c’è dubbio che per decenni la stragrande parte degli intellettuali era di sinistra. Gli intellettuali più geniali erano di sinistra, da Calvino a Moravia. E poi per essere di sinistra bisogna essere a favore della globalizzazione e del progresso, la maggior parte degli intellettuali è di questo genere. Poi ci sono i nipotini di Heidegger ma non è detto che siano necessariamente di destra, mentre lui lo era di sicuro”

Oggi Giordano Bruno Guerri su Repubblica dice che gli piace l’idea di un’idea progressista. Dice che chi ha votato Meloni non è conservatore, né vuole che l’Italia torni indietro su famiglia e aborto. Crede che ci sia un campo di intellettuali di destra che non per forza debbano essere conservatori? 

“Conosco bene Guerri, lo stimo, ma credo che la destra ha sempre portato avanti un filone molto molto cauto nei confronti del progresso, da Hoffmann. Hanno utilizzato il progresso come facciamo tutti noi, prendendo l’aereo o comunicando a distanza, ma non c’è dubbio che il libro di Scruton, il manifesto dei conservatori, è una critica al progresso, del quale si è visto sempre il lato oscuro. Le idee di sinistra che sono vincenti sono quelle di essere propensi al progresso umano e il concetto di globalizzazione, come si fa ad essere contrari a queste idee quando viaggiamo in tutto il mondo?”

Si ricorda però tutto il movimento no global?

“Quello era contro la potenza delle multinazionali e il fatto che alle multinazionali dei datori di lavoro non potesse corrispondere una dei lavoratori. Sono molto più globalizzate le aziende che non i sindacati, e questo è vero”