Home » Scudetto Napoli. Per l’ex azzurro Renica: “Non è riscatto sociale. Il calcio non deve avere questa responsabilità”
Sport

Scudetto Napoli. Per l’ex azzurro Renica: “Non è riscatto sociale. Il calcio non deve avere questa responsabilità”

Renica ha esordito proprio raccontando del suo trascorso sportivo a Napoli: "Il mio primo scudetto a Napoli fu la prima vittoria di una squadra del Sud, poi con il calciatore più forte di tutti i tempi.

Alessandro Renica, ex difensore del Napoli, con cui ha vinto due scudetti, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio per parlare, tra le varie, dello scudetto recentemente conquistato dalla squadra partenopea e del suo rapporto con Diego Armando Maradona.

Renica ha esordito proprio raccontando del suo trascorso sportivo a Napoli: “Il mio primo scudetto a Napoli fu la prima vittoria di una squadra del Sud, poi con il calciatore più forte di tutti i tempi. A Napoli vincere è straordinario, si odora e si respira solo calcio. Il fatto che abbia vinto il Napoli quest’anno fa bene a tutto il calcio italiano. Riscatto sociale? Eccessivo mescolare lo sport con il riscatto sociale, ai miei tempi la cosa era anche più esasperata, ora si sta alleggerendo, il calcio non deve avere questa responsabilità. Mi piace ricordarmi il pallone come un gioco, pensarci con la testa del bambino, il calcio non può essere usato per altri scopi o obiettivi”.

Proseguendo Renica si è espresso anche sulla famosa storia della monetina: “Io presi una monetina a Pisa e ebbi una ferita pesante. Poi dopo c’è stata la monetina di Alemao a Bergamo, l’anno del secondo scudetto. Per me le pene erano giustificate, se una monetina ti prende nell’occhio rischi di perderlo. Queste persone non c’entrano niente col mondo del calcio. A me arrivò una monetina e mi sembrava di aver preso un cazzotto da Cassius Clay. Mi ha steso. Era giusta la punizione dello 0-2 a tavolino”.

Sul razzismo negli stadi, invece, l’ex calciatore ha dichiarato: “Ai miei tempi era molto più pesante. Ora bene o male abbiamo delle curve o delle piccole zone di qualche disperato che dovrebbe essere cacciato col Daspo.  Ai miei tempi c’erano quasi tutti gli stadi interi che insultavano con cori razzisti i tifosi napoletani e noi in campo. E’ triste dirlo ma in Europa siamo rimasti indietro da questo punto di vista. E’ un problema atavico che politicamente non si è fatto nulla per risolvere”.

Infine, concludendo, Alessandro Renica ha parlato del suo rapporto con Diego Armando Maradona: “Primo incontro nel 1984, quando andai via dalla Samp e arrivai a Napoli. Lui arrivò con una settimana di ritardo e ho conosciuto quello che era già un fenomeno. Era fuori dalla normalità. Fu uno dei motivi per i quali scelsi Napoli. Una città bellissima che era etichettata in modo vergognoso. Avevo delle referenze pessime, mi veniva descritta come una città infernale, invece quando ci andai a vivere ho trovato il paradiso. C’era una informazione sbagliata su Napoli, si mettevano in risalto solo le cose negative, si parlava solo di camorra e colera. Ma Napoli è meravigliosa. Maradona? Non è vero che si allenava poco, anzi. Forse ha saltato qualcosina alla fine, quando voleva cambiare squadra e andare al Marsiglia”.