La Cassazione ha accolto nuovamente il ricorso della difesa di Massimo Bossetti per l’accesso ai reperti.
Massimo Giuseppe Bossetti: il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ritrovata senza vita a Chignolo d’Isola nel bergamasco il 26 febbraio 2011 tre mesi dopo la sua scomparsa. Yara nata il 21 maggio 1997, proprio domenica scorsa avrebbe compiuto 26 anni.
La Prima Sezione della Suprema Corte ha di fatto annullato l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte d’Assise di Bergamo che aveva negato ai legali il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive, in vista dell’eventuale revisione del processo.
Questa novità è stata approfondita a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Al microfono di Fabio Camillacci, l’avvocato Claudio Salvagni ha riportato la reazione dello stesso Bossetti alla sentenza della Cassazione dicendo: “Ho visto Massimo Bossetti in carcere ed era molto contento per questo risultato perché è la sua ragione di vita, quello che lo fa sperare e lo tiene in vita. Mi ha detto testualmente, ‘io voglio riuscire a dimostrare di essere innocente e spenderò tutte le energie che ho a disposizione per poterlo fare; questa notizia per me è una bella iniezione di fiducia’.
L’avvocato in un altro passaggio ha evidenziato: “Ovviamente, adesso dobbiamo aspettare di conoscere le motivazioni, perché disegneranno il perimetro entro cui dovrà muoversi la Corte di Bergamo. E ci auguriamo che stavolta i giudici dispongano finalmente l’esame dei reperti. Voglio ricordare che noi, per usare un termine sportivo, abbiamo piazzato un parziale di 4-0 dal 2019; cioè abbiamo vinto 4 volte con altrettante sentenze della Suprema Corte e due volte non abbiamo perso perché il ricorso era stato trasformato in opposizione. Questo dimostra che la difesa deve poter esercitare il diritto di avere accesso ai reperti per nuovi esami, e che i giudici di Bergamo in maniera incredibilmente pervicace negano da ormai 4 anni questo sacrosanto diritto di Massimo Bossetti. Faccio presente che in Cassazione i ricorsi accolti sono pochissimi, sono circa il 3%; noi invece stavolta abbiamo ottenuto il quarto annullamento”.
Infine, concludendo il suo intervento, Claudio Salvagni ha aggiunto: “Quindi credo sarebbe opportuno che Bergamo si mettesse a riflettere su questo risultato, onde evitare brutte figure per il futuro e finalmente ci desse la possibilità di fare questi nuovi esami. Io però resto dell’idea che si voglia mettere una pietra tombale su questo processo e non si voglia concedere in alcun modo a Bossetti la possibilità di esaminare quei reperti perché porterebbe a un risultato differente rispetto a quello a cui è giunta l’accusa”.