Franco Uncini, leggenda del motociclismo intervistato dai giornalisti Paolo Ianieri e Rachele Sangiuliano. In esposizione una tuta e dei caschi per mostrare come eravamo e come siamo. La storia del motociclismo è fatta di onesti abbracci, di gioia vera e di momenti delicati e tristi. Uncini ha ricordato molta parte della sua carriera, specialmente quella legata alla sua infanzia e gioventù, quando in famiglia era in parte aiutato, dalla mamma e frenato, dal papà per capire se quella poteva davvero essere una strada da percorrere.
Ma, come si dice, ci sono passioni per cui piace proprio fare quella roba lì.
“Quando sono in gara io faccio esattamente quello che voglio fare, si ha paura solo quando si cade, non ho voluto per molto tempo rivedere il video della mia caduta, ho rischiato la vita in diretta, mia mamma, mio papà e mia moglie mi stavano guardando.”
Di tutti gli sport, quello del motociclismo è il più strano, i team possono cambiare da una stagione all’altra, i mezzi sono sempre più moderni, i tempi per aggiornarsi sono molto stretti. Uncini vanta di essere stato tra i primi ad aver proposto la partenza a motori accesi, al posto della partenza a spinta, memore della sua esperienza, quando – rientrato da un infortunio grave – è stato penalizzato perché non aveva la completa disponibilità muscolare per spingere velocemente il mezzo.
Tra le persone che Uncini ha vicine, amici e anche colleghi, c’è Capirossi, che gli ha mandato uno dei messaggi video proiettati sullo schermo dell’incontro tenutosi durante il Festival dello Sport, nella sala della Regione. MC