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Perchè la società del veloce resta un’utopia?

Le nostre parole d’ordine? Facile e veloce. Oggi tutto è facile e veloce, niente che appaia difficile e lungo. Vuoi fare il ragù? Ecco la ricetta facile e veloce; vuoi impastare la pizza? Ecco la ricetta che fai per te. Vuoi imparare una nuova lingua? Nessun problema, ecco un’app che ti consente, in dieci minuti al giorno di diventare madrelingua. Vuoi dimagrire?

C’è una dieta che in cinque giorni ti fa perdere dieci kili. Siamo ormai bombardati da titoli di questo calibro che ci fanno credere che tutto sia immediato e che il raggiungimento dell’obiettivo finale, sia una pizza o lo studio di una lingua nuova, si possa raggiungere in tempi record.

Dobbiamo fare i conti con una società, fomentata dai 15/30 secondi di Instagram, che ci impone di essere veloci in tutto ciò che facciamo: così come la comunicazione è diventata spedita, anche tutto il resto deve essere fulmineo, immediato. Crediamo che tutto si possa fare in poco ma, quando sbattiamo la testa, ci rendiamo conto che non è così e che non può essere così.

Ci viene propinata un’immagine distorta della realtà che fa credere che con il minimo sforzo si possono ottenere massimi risultati; hai comprato una casa da ristrutturare? In 15 secondi di video eccola già pronta. Certo, non si tengono in considerazione tutte le ore trascorse a progettare, valutare, fare i conti e l’idea che traspare è che tutto si possa fare, e subito.

L’esposizione a quest’idea è deleteria, principalmente sui ragazzi che si approcciano alle esperienze della vita: l’inconsapevolezza della fatica porta con sé delusioni che non sempre sono facili da gestire, porta frustrazione e annichilimento. Se vengono proposti questi modelli ci si convincerà sempre di più che, se non si è in grado di concludere un progetto, un obiettivo, in poco tempo, si è di fronte ad un fallimento. Ma non può e non deve essere così: tutte le cose hanno i loro tempi, che spesso sono lunghi, e l’idea di aspettare e di faticare ci genera uno stato d’angoscia.

Subito, subito, subito e la fatica del tempo non viene contemplata ma chi fa il ragù lo sa bene: la carne deve cuocere a fuoco lento per un minimo di tre ore.

Riguardo l'autore

giuliacalama

Nata dalla sponda veronese del lago ma lasciato il cuore dalla parte delle grotte di Catullo, colpita dai famosi versi Odi et amo. Laurea magistrale in Lettere conseguita non "perché amo leggere" ma perché mi piace scrivere. Predilezione per lavori manuali al limite tra la donna avanguardista e una donna d'altri tempi: cucino, cucio e lavoro l'uncinetto. Solo musica italiana (esclusi i Queen)