«Qual è il tuo nome, rivoluzione del 1848?» domandava P.-J. Proudhon (1*) «Mi chiamo diritto al lavoro» e con il lavoro il passo è breve, brevissimo per giungere alla libertà. Allora: qual è il tuo nome? Mi chiamo libertà!
All’origine di tutto quattro ordinanze firmate da Carlo X il 25 luglio 1830 per rompere l’opposizione dei liberali. Schierati a difendere la libertà di stampa, giornalisti e tipografi accendono il fuoco che, dalla Francia, si svilupperà in Europa e provocherà echi fino all’America Latina. Ma dobbiamo ancora essere d’accordo sulla parola che emerse: LIBERTA’!
Un po’ di Storia.
Tutto ebbe inizio nella Parigi politica e intellettuale di quegli anni.
Capo dell’opposizione alla Camera dei Deputati, Benjamin Constant (2*) aveva da tempo fatto la distinzione tra la “libertà degli Antichi” (politica) e la “libertà dei Moderni” (i diritti individuali). Fu la loro associazione ch’egli sostenne nel 1830: l’anno della sua gloria, ma che fu anche quello della sua morte. Libertà di riunione, di pensiero, di religione, di movimento, di commercio, ma anche emancipazione dal potere arbitrario e difesa di un sistema rappresentativo. Tutte enunciazioni che troviamo anche nella Costituzione italiana. Ma che se non applicate rimangono parole scritte su carta.
In quell’Europa della «Santa Alleanza», la parola LIBERTA’ esprime un’altra volontà: quella dei popoli sottomessi che aspirano alla sovranità. Già negli anni precedenti i movimenti nazionalisti avevano destabilizzato l’Impero Ottomano e portato all’indipendenza della Grecia. Questa volta il grido di LIBERTA’ si leva in Polonia (contro la Russia), in Italia (contro il Papa e contro l’Austria), in Belgio (contro il Regno Unito dei Paesi Bassi). Gli insorti polacchi falliranno. Come falliranno anche i patrioti italiani. Il Belgio invece riesce a far cadere la monarchia olandese protestante sotto la cui autorità era stato posto dopo il 1815. Ma da un capo all’altro del continente il 1830 con la LIBERTA’ minaccia gli imperi.
Come scrivevo all’inizio (diritto al lavoro = libertà), c’è un altro modo per comprendere meglio la parola LIBERTA’ ed è quella del LAVORO.
In primis, le rivoluzioni del 1830, che dalla Francia si sono estese in tutto il continente europeo e finanche in America Latina, erano nazionali e liberali. Ma non bisogna dimenticare ch’esse sono ‘’esplose’’ in una congiuntura di crisi che, da diversi anni, esponeva la popolazione alla disoccupazione e alla povertà. Gli uomini e le donne che scioperano e manifestano contro la disoccupazione e la fame gridano anche LIBERTA’. Con quel grido LIBERTA’ intendono la padronanza del proprio destino e della propria esistenza materiale attraverso un’economia compatibile con la dignità umana e lavorativa. Un secco NO ALLA SCHIAVITU’ DEL LAVORO.
Negli anni che seguirono gli scioperi e le rivolte che si moltiplicavano furono spesso schiacciate con la forza e ancor oggi non è detto che i falsi paladini del liberalismo riusciranno a saldare il loro debito con i lavoratori che da quegli anni fino ai giorni nostri hanno gridato e continuano a gridare LAVORO, DIGNITA’, LIBERTA’. Queste tre parole che non finiranno mai di ispirare tutti i popoli.
E non è sovversione! Ma solo LIBERTA’.
Marco Affatigato
Note:
1*) Per chi non lo sapesse e per complemento d’informazione Pierre-Joseph Proudhon è stato un filosofo, economista, sociologo, saggista, federalista, socialista, anarchico e politico francese. Primo tra i principali teorici dell’anarchismo, fu anche il primo ad attribuire un significato positivo ai termini “anarchia” ed “anarchico”, sino ad allora impiegati soltanto con un’accezione dispregiativa, anche dai suoi stessi pensatori e militanti del tempo; ebbe inoltre il merito di aver ispirato il celebre simbolo della A cerchiata.
2*) Henri-Benjamin Constant de Rebecque è stato uno scrittore, politico, scienziato politico, nobile ed intellettuale francese di origine svizzera. Con l’’ascesa di Carlo X al trono nel 1824, sancendo una sorta di ritorno all’Ancien Régime, mette in crisi le aspirazioni liberali di Constant che prontamente organizza la Rivoluzione di Luglio del 1830. Svoltasi nei giorni di 27, 28 e 29 luglio, per questo soprannominata «Trois Glorieuses», vede il rovesciamento di Carlo X e l’ascesa di Luigi Filippo, dichiarato non più “Re di Francia” bensì “Re dei Francesi”. Constant, vecchio e malato, all’alba della Rivoluzione redige una dichiarazione a favore del nuovo sovrano e apre il corteo insurrezionale. Morirà qualche mese dopo, l’8 dicembre 1830. La sua tomba si trova nel cimitero parigino di Père-Lachaise.
Autore di orientamento liberale, più legato alla tradizione anglosassone che a quella francese, guardava più all’Inghilterra che all’Antica Roma come modello pratico di libertà all’interno di una vasta società commerciale. Egli delineò la distinzione tra la “Libertà degli Antichi” e la “Libertà dei Moderni”. La prima era partecipatoria, basata sulla libertà repubblicana, e dava ai cittadini il diritto di influenzare direttamente la politica tramite dibattiti e votazioni nelle pubbliche assemblee. Allo scopo di sostenere questo grado di partecipazione diretta, la cittadinanza era un obbligo morale che richiedeva un considerevole dispendio di tempo ed energia. Generalmente ciò richiedeva una sottoclasse di schiavi per assolvere a gran parte del lavoro produttivo, lasciando così ai liberi cittadini la possibilità di deliberare sugli affari pubblici. La Libertà degli Antichi era anche delimitata a società relativamente piccole ed omogenee, nelle quali la popolazione poteva radunarsi in un unico luogo per dibattere la cosa pubblica.
La Libertà dei Moderni, di contro, era basata sul godimento delle libertà civili, sul dominio della legge, e sulla libertà dall’ingerenza dello Stato. La partecipazione diretta veniva così limitata: ciò era una conseguenza necessaria all’interno degli stati moderni, ed anche un risultato inevitabile dell’aver dato vita ad una società commerciale in cui non esistevano schiavi ma ognuno doveva guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. Per questo motivo coloro che avevano diritto al voto dovevano eleggere dei rappresentanti che avrebbero deliberato in un Parlamento in rappresentanza del popolo liberando i cittadini dall’onere della politica.
Constant era convinto che nel mondo moderno grazie al commercio la guerra fosse ormai superata. Egli attaccò aspramente la sete di conquiste territoriali di Napoleone che considerava illiberali e non degne di una moderna organizzazione sociale e commerciale. Era l’Antica Libertà ad essere guerriera, mentre uno Stato organizzato sui principi della Libertà Moderna doveva essere pacifico in mezzo ad altre nazioni pacifiche.