“Due autorevoli report sui cui riflettere e da incrociare doverosamente, oltre tutto provenienti dalla medesima fonte, l’ISTAT, che messi insieme ci pongono di fronte a quello che potremmo definire, senza esagerazioni, l’acme assoluto della gravità, il punto massimo di allarme, in termini di deficit e carenze, probabilmente mai raggiunto dal nostro Sistema Salute negli ultimi 20 anni. Prese solo singolarmente, dalle due indagini emerge un quadro decisamente a tinte fosche”.
Ad affermarlo è stato il Presidente Nazionale di Nursing Up, il Sindacato Professionisti Sanitari della Funzione Infermieristica autonomo di categoria, Antonio De Palma. Intervenuto per commentare i due report promulgati da ISTAT.
Successivamente, entrando nello specifico, Antonio De Palma ha poi aggiunto: “Noi Italia 2024”, la piattaforma web operativa dell’ISTAT, ci “regala” nel giro di pochi giorni, due pesanti colpi di mannaia, che non fanno altro che minare ulteriormente le nostre già flebili certezze. Da una parte l’ISTAT ci racconta chiaramente che siamo diventati addirittura il Paese Ue con l’indice di vecchiaia più alto, aprendo la strada a previsioni davvero drammatiche in relazione ai cittadini che entro il 2030 rischiano di non essere assolutamente più autosufficienti. Dall’altra ecco emergere il clamoroso flop della politica, l’analisi schiacciante che racconta come, negli ultimi 15-20 anni, i Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, nessuno escluso, non hanno fatto altro che tagliare le gambe alla nostra sanità, creando oggi una voragine enorme, un gap che ci pone agli ultimissimi posti del Vecchio Continente come investimenti sanitari, addirittura (anno 2021) con una spesa sanitaria pro capite che è meno della metà di quella della Germania, in cima alla lista”.
Dopo aver ricordato come la questione non sia più relativa solamente all’indispensabilità della valorizzazione dei professionisti sanitari, Antonio De Palma, ha poi aggiunto: “Non è più solo una questione di indispensabile valorizzazione dei professionisti sanitari, senza le cui competenze, senza il cui talento, rischiamo di veder colare a picco la già precaria stabilità del nostro Sistema Sanitario. Facciamo fatica a comprendere come siamo riusciti ad arrivare a questo livello di gravità, dove le istituzioni, Governo e Regioni, di fronte al costante invecchiamento della popolazione, con tutte le patologie che ne conseguono, avrebbero dovuto correre già da tempo ai ripari. Dovremmo sentirci tutti ai bordi di una voragine, continua De Palma, lo siamo noi, lo sono i nostri cari, lo saranno le generazioni a venire”.
Successivamente il Presidente di Nursing Up ha evidenziato come un confronto fra i paesi dell’Ue27, svolto nel 2022, abbia svelato come l’Italia sia il paese con il più alto indice di vecchiaia (187,6 anziani ogni cento giovani), seguita da Portogallo (184,9), Grecia e Germania (rispettivamente 166,1 e 158,8). Tali indicatori demografici, per De Palma, misurerebbero l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia, negli ultimi anni, avrebbero messo in evidenza fenomeni rilevanti, quali: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
Non solo, secondo il Presidente di Nursing Up: “L’aumento dell’aspettativa media di vita, nascite ai minimi storici: l’Italia è un paese destinato ad invecchiare sempre di più. Al 1° gennaio di quest’anno, la popolazione over 65 ammontava a 14 milioni e 177mila individui, vale a dire il 24,1% della popolazione totale. Le proiezioni future indicano che questa tendenza si rafforzerà ulteriormente: si prevede che, entro il 2050, la percentuale di individui con un’età superiore ai 65 anni raggiungerà il 35,9% della popolazione totale, con un’aspettativa di vita media prevista di 82,5 anni. La non autosufficienza in Italia rappresenta una questione delicata che grava su persone, famiglie, sanità ed economia: attualmente nel nostro Paese vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti, che diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050. I costi per l’assistenza – che può essere continuativa (long term care) in strutture pubbliche o private, affidata ad assistenti familiari o completamente a carico delle famiglie – sono elevati e molto spesso insostenibili. Nel 2021, in Italia la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.051 dollari per abitante spesi in Italia nel 2021, Finlandia, Belgio e Irlanda superano i 4 mila dollari per abitante; Austria, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia superano i 5 mila dollari di spesa, mentre la Germania, con i suoi 6.424 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite. Le due indagini, messe insieme danno vita ad una vera e propria bomba ad orologeria”.
Infine, Antonio De Palma, ha concluso affermando: “L’Italia è oggi un paese che non investe adeguate risorse nelle cure dei propri cittadini. Come potra’ garantire loro un Sistema Salute in grado di affrontare questa condizione anomala, che gioco forza rischia di travolgerci? Una popolazione che invecchia costantemente come la nostra è una popolazione che richiede, da parte delle istituzioni, uno sforzo ancora maggiore in termini di organizzazione, una popolazione che invecchia è una popolazione con inevitabili costi più elevati da sostenere. Occorrono, per tanto, oltre ad un adeguamento delle strutture e dei macchinari (e a quello, a Dio piacendo, ci viene in aiuto l’Europa con i fondi del PNRR), un risanamento degli organici drammaticamente ridotti all’osso, un freno alle fughe all’estero e alle dimissioni, e poi servono, più di ogni altra cosa, investimenti nei talenti e nelle competenze, rilancio delle professioni sanitarie, partendo dalle università e garantendo quindi nuovi laureati, con indispensabili ricambi generazionali per far fronte ai pensionamenti, con al di sopra di tutti, perché le esigenze parlano chiaro, i professionisti dell’assistenza. E’ arrivato il momento di lavorare tutti uniti, giorno dopo giorno, su formazione e prevenzione, rafforzando più di ogni altra cosa la rete di assistenza domiciliare, garantendo quindi ai cittadini figure sempre più specializzate nelle long care”.