Chissà cosa avrà voluto dire il presidente di Confindustria che, sull’energia, ha auspicato*, visto che l’Italia paga dal 30 al 40% in più rispetto ad altri Stati, un prezzo unico europeo al fine di incrementare l’indipendenza energetica.
Si è dimenticato che oltre il 60% del prezzo alla pompa è di imposte e che se, per esempio, ci fosse una drastica riduzione, con le dovute differenze per il costo della vita tra Stato e Stato, avremmo un prezzo competitivo che probabilmente ai distributori vicino ai confini (anche di Stati messi peggio di noi tipo Croazia e Slovenia) avremmo la fila delle auto per rifornirsi?
Si è dimenticato che un prezzo unico europeo significherebbe fine di concorrenza e mercato e, come conseguenza, aumento di costi e peggioramento della qualità?
Si è dimenticato che già oggi i prezzi base dell’energia sono fissati dall’Ue, prezzi sempre in calo dopo i rincari dovuti all’invasione russa dell’Ucraina, ed è grazie a questo che l’energia funge da calmieratrice al basso verso l’inflazione italiana?
Si è dimenticato che oggi esiste l’Unione Europea e non gli Stati Uniti d’Europa, per cui il suo auspicio, senza esplicito supporto politico, diventa come quella regina che al popolo che chiedeva pane diceva fossero date brioche?
Ma possibile che non esiste un politico, un industriale, un capo di un’autorevole associazione di industriali come nel nostro caso, che rifugga dal populismo, faccia proposte concrete economiche e politiche e si impegni di conseguenza?
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
*Agi
(Fonte: ADUC )