L’11 settembre 1973, in Cile, fu deposto il legittimo governo socialista guidato da Salvador Allende. E ciò a seguito del sanguinario golpe del generale Augusto Pinochet che instaurò, nel Paese, una brutale dittatura liberal capitalista, sostenuta dagli Stati Uniti d’America.
Allende era stato eletto nel settembre 1970 grazie alla coalizione Unidad Popular, comprendente socialisti, socialisti democratici, liberalsocialisti, comunisti e cristiani di sinistra.
Egli intraprese una sua propria “via cilena al socialismo”, con un vasto programma di nazionalizzazione delle principali industrie private, in particolare minerarie, bancarie, assicurative, dei trasporti e delle telecomunicazioni.
Favorì le classi meno agiate, attraverso apposite riforme di equità; sospese il pagamento del debito estero; introdusse il salario minimo garantito; abolì il latifondo; investì massicciamente nell’istruzione e nella sanità; aumentò i salari e promosse una politica di laicità e diritti civili, introducendo il divorzio, annullando le sovvenzioni alle scuole private e promuovendo i diritti delle donne.
Tutte politiche saldamente socialiste, invise storicamente agli USA e alla classe ricca, clericale e padronale, che trovò in Pinochet il proprio punto di riferimento.
Quel Pinochet che presto rovesciò il governo socialista, nonostante la ferma resistenza armata di Allende e dei suoi sostenitori.
Da allora e sino a non troppi anni fa, il Cile sprofondò nel caos e in una pesantissima dittatura dai contorni clericali, corporativi, antisemiti e antisocialisti, nella quale furono applicate le insensate, inique e folli teorie liberal capitaliste della scuola di Chicago, capitanata da Milton Friedman, costituite da privatizzazioni selvagge, tagli alla spesa pubblica, distruzione del comparto sindacale, a tutto vantaggio dei più ricchi.
Fra i primi a schierarsi contro Pinochet e a sostegno di Allende, oltre ai governi socialdemocratici svedesi e quelli socialisti di Cuba e della Repubblica Popolare Tedesca, anche l’allora giovane socialista Bettino Craxi.
Craxi si recò a Santiago del Cile subito dopo il golpe del 1973 e visitò la tomba di Allende, assieme a una delegazione del Partito Socialista Italiano, sfidando il governo golpista e la polizia, che voleva loro impedire tale visita.
Craxi sostenne, successivamente, la causa di molti esuli cileni, come fece Olof Palme in Svezia e i governi di Cuba e del blocco socialista orientale.
Quando divenne Presidente del Consiglio italiano, sostenne non solo il ripristino della democrazia in Cile, ma aiutò finanziariamente i movimenti clandestini cileni, così come il PSI di Craxi finanziò sempre tutti i movimenti di liberazione popolare nel mondo.
E Craxi denunciò più volte, anche difronte a Ronald Reagan che sosteneva Pinochet, la brutale dittatura cilena.
Il popolo cileno non dimenticò quel sostegno e, nel 2018, gli fu dedicata una piazza, accanto al luogo in cui riposa Salvador Allende. Ovvero la Piazoleta Bettino Craxi, a Santiago del Cile.
Luca Bagatin