Quando la sinistra è autenticamente socialista e anticapitalista tende a vincere, nel mondo.
Ovvero quando si oppone al modello oligarchico liberal capitalista, che sdogana egoismo e corruzione.
E’ accaduto anche in Sri Lanka, alle elezioni presidenziali del 21 settembre, in cui il comunista Anura Kumara Dissanayake, 56 anni, alla guida della coalizione socialista Potere Popolare Nazionale (NPP), ha vinto, con il 42,33%.
Al secondo posto, il candidato dell’opposizione centrista, Sajith Premadasa, che, con il Potere Popolare Unito (SJB), ha ottenuto il 32,76%.
Al terzo posto, il Presidente uscente dello Sri Lanka, il liberal capitalista Ranil Wickremesinghe, che ha ottenuto il 17,27%.
Dopo la crisi economica che ha colpito l’isola, nel 2022, lo Sri Lanka sembra determinato a voler cambiare volto.
Sia Dissanayake che il suo rivale Premadasa, hanno puntato su un programma improntato a riforme sociali, misure anticorruzione e tassazioni nei confronti delle classi più ricche.
La coalizione di sinistra, guidata dal vincitore del primo turno elettorale, Dissanayake, e che comprende comunisti marxisti-leninisti, socialisti, populisti di sinistra e socialisti democratici riformisti, in particolare, è impegnata su un programma che promuove un nuovo modello economico fondato su principi socialisti e che si oppone alle privatizzazioni selvagge e sostiene il ruolo pubblico in settori quali quello energetico, dei mercati finanziari e nell’ambito della sicurezza nazionale.
Un programma che vuole restituire il potere al proprio popolo.
Luca Bagatin