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Dottrina sociale, filosofia e geopolitica: Fusaro riflette su Leone XIV

«A mio avviso è ancora molto presto per dare un giudizio articolato del nuovo pontefice». A parlare è il filosofo Diego Fusaro, intervistato a Soave (VR) al termine della presentazione del suo libro La dittatura del sapore.

Fusaro evidenzia come la figura del nuovo Pontefice sembri collocarsi in una zona di confine tra i suoi predecessori: «Per alcuni versi sembrerebbe un continuatore di Ratzinger, come sembrava dalla prima messa fatta il 18 di maggio. Per altri versi, però, sembra un prosecutore di Bergoglio, per la questione, ad esempio, dell’immanenza che caratterizza in parte le sue riflessioni.»

Un richiamo, quello all’immanenza, che non lascia indifferente chi – come Fusaro – auspica un ritorno a un pensiero forte, radicato nel rapporto tra teologia e filosofia. «Spero vivamente che sia un continuatore di Ratzinger.»

Tra le parole chiave del pontificato appena iniziato spiccano due riferimenti significativi: Leone XIII e Sant’Agostino. Il primo, noto per la Rerum Novarum, è il padre della dottrina sociale della Chiesa. Ma resta da capire se il nuovo Papa vorrà realmente metterla in pratica.

«Anche in questo caso – afferma Fusaro – è difficile dire se l’applicherà realmente. Sarebbe auspicabile che venisse applicata, ma c’è il rischio che resti uno slogan a effetto.»

Decisamente più promettente, secondo Fusaro, è il richiamo agostiniano: «Il più interessante forse è il richiamo ad Agostino che caratterizza Leone XIV, perché Agostino era colui il quale, in maniera radicale, teorizzava la collaborazione di fede e intelletto. Quindi una fede vicina all’intelletto e un intelletto vicino alla fede. Quindi sarebbe auspicabile questo ritorno anche della filosofia.»

Non poteva mancare, nell’analisi del filosofo, una riflessione sulla posizione geopolitica del nuovo Pontefice, in un’epoca in cui si discute apertamente del ruolo della Chiesa sullo scacchiere internazionale.

«La Chiesa non è mai stata anti-atlantista, quindi partirei da questo presupposto. Ci sono momenti in cui lo è stata di più e altri in cui lo è stata meno rispetto al di più, ma sempre è stata abbastanza ben disposta verso gli Stati Uniti.»

E il profilo del Papa, secondo Fusaro, può incidere: «Leone XIV è americano, quindi statunitense, quindi questo è il primo dato di partenza. Questo non vuol dire che debba necessariamente essere atlantista, però una possibilità in quel senso c’è.»

Uno degli indizi risiederebbe nelle sue stesse parole, pronunciate quando non era ancora Papa: «Prenderei in considerazione quello che disse quando era ancora solo Prevost e non Leone XIV, ossia il fatto che la causa della guerra d’Ucraina fu l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’invasione imperialistica. Questo è la narrazione di Washington.»

Una narrazione che differisce in modo marcato da quella del predecessore: «Bergoglio, almeno su questo punto, aveva detto parole più equilibrate dicendo che era stato l’abbaiare della Nato verso la Russia a provocare la guerra. Una delle poche volte che Bergoglio aveva detto una cosa sacrosanta.»

Il giudizio resta aperto. «È molto presto per giudicarlo» conclude Fusaro. Ma il suo auspicio resta fermo: che Papa Leone XIV non segua la scia del potere dominante, bensì recuperi le radici profonde della tradizione cristiana, in dialogo con la ragione filosofica.