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Ecco perchè da 5 Stelle dico che la TAP si deve ormai fare

Un’altra grande opera che sta facendo molto discutere sia l’opinione pubblica che i vari gruppi parlamentari, anche all’interno della maggioranza M5S-Lega.

Il progetto è riconosciuto dall’Unione Europea come infrastruttura strategica e di pubblica utilità per la fornitura di gas naturale nei Paesi europei ed è inserito all’interno delle politiche energetiche europee.

Il Gasdotto ha lo scopo di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e di ampliamento delle forniture di gas all’interno del territorio europeo.

L’origine di estrazione del gas naturale è nel Mar Caspio, in Azerbaijian; il gasdotto attraverserà, in Europa, Grecia e Turchia, per poi arrivare in Italia, dove avrà termine nel comune di Meledugno, in provincia di Legge (Puglia).

Il progetto, nato nel 2003 da una società svizzera (la Elektrizitäts-Gesellschaft Laufenburg1), vede l’ingresso del nostro Paese nel 2012, con il governo Monti; nel febbraio 2013 è il Ministro Passera a siglare il protocollo d’intesa intergovernativo con Albania e Grecia.

La partecipazione italiana al progetto prosegue in parlamento: sempre il governo Monti avvia l’iter parlamentare di approvazione dell’accordo con il Disegno di legge n. 1710, che prosegue con il nuovo governo Letta, subentrate con le elezioni politiche del febbraio 2013. La Camera, il 17 ottobre 2013, approva definitivamente il Disegno di Legge con la “Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto « Trans Adriatico Pipeline », fatto ad Atene il 13 febbraio 2013”. Contrari M5S, Lega e SEL.

Nel 2016 iniziano i lavori in Italia, ed oggi, trascorsi sei anni, l’opera a circa l’80% della sua realizzazione completa, prevista per il 2020.

Gli effetti positivi in termini di approvvigionamento di gas e riduzione dei prezzi al consumo potranno essere misurati solo dopo la sua messa in esercizio, mentre l’impatto ambientale è già ampiamente conosciuto ed evidente. Dobbiamo sperare che non ci siano ricadute negative nel settore turistico, da cui il territorio trae un importante impulso economico.

Ma vediamo l’impatto di quest’opera sulla politica.

Pochi giorni fa il governo si è espresso con una comunicazione ufficiale riportata dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dove rende note le motivazioni della scelta per la conferma dell’opera e il conseguente proseguimento dei lavori.

Il Presidente Conte scrive direttamente una lettera ai cittadini di Meledugno, coinvolti direttamente da questo impianto, dettagliando il percorso autorizzativo dell’opera ed evidenziando i costi a carico dello Stato in caso di interruzione arbitraria e unilaterale (stimati tra i 20 e i 35 miliardi di euro).

Ma, ovviamente, la lettera è indirizzata a tutti i cittadini italiani, anch’essi coinvolti e interessati. Il blocco dei lavori quindi risulta di fatto insostenibile in termini economici per il nostro Paese; e il governo si è trovato di fronte a una scelta – possiamo dire – obbligata.

Questi sono dati e fatti oggettivi, inconfutabili, tuttavia restano aperte considerazioni soggettive e opinabili.

La scelta del governo può essere condivisibile o meno, ma ciò che resta in qualche modo oggetto di critica (e protesta, comprensibile e legittima) è la mancata promessa del M5S che si era impegnato, sia a livello regionale che nazionale, di bloccare l’opera.

Personalmente credo che sarebbe stato più opportuno affrontare la questione con più prudenza, e studiare in maniera più approfondita tutta la documentazione già esistente (come il DdL n. 1710) prima di prendere determinati impegni.

Oggi, a mio modesto avviso, il M5S sconta più l’azzardo di un impegno politico promesso con superficialità, rispetto alla decisione finale presa, che – e lo dico da critico rispetto alla stessa opera – allo stato attuale dei lavori e degli accordi già sottoscritti risulta quella più sensata e ragionevole.

Mario D’Alterio