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Ambiente

I giovani di Plant-for-the-Planet ai Colloqui di Dobbiaco

Aprirà la manifestazione Daniele Zovi, scrittore e divulgatore, esperto di foreste e di animali selvatici: “È indispensabile lavorare sulla cura delle foreste, ed è quindi necessaria una profonda conoscenza del regno vegetale. Percepiamo gli alberi come esseri inanimati, privi di sensibilità. Più che individui oggetti da tagliare, estirpare o piantare a seconda dei nostri desideri. Attenzione però, non si può salvare il mondo con la stessa razionalità strumentale che ci ha condotto in questa drammatica situazione”.

Gli alberi possono salvare il clima. È quanto emerge da un pionieristico studio dell’ETH, il Politecnico Federale di Zurigo, sul potenziale dello stoccaggio di CO2 nella lotta ai cambiamenti climatici. Nel nostro pianeta ci sono abbastanza terre (1,7 miliardi di ettari) idonee per aumentare la superficie forestale di un terzo, senza interferire con le aree urbane o agricole. E su 1,2 miliardi di ettari giovani piante autoctone crescerebbero naturalmente. Un immenso potenziale – in grado di assorbire 200 gigatonnellate di CO2 – che ispira l’attività di Plant-for-the-Planet, l’associazione di under 21 che in tutto il mondo e da 3 anni anche in Italia si sta adoperando per piantare nuovi alberi (l’obiettivo è raggiungere mille miliardi di unità), guidati dallo slogan “Basta parlare, iniziamo a fare”. Ci saranno anche loro tra i protagonisti dei prossimi Colloqui di Dobbiaco, laboratorio d’idee per una svolta ecologica, che torna nel centro altoatesino dal 27 al 29 settembre 2019 e che tra analisi teoriche e proposte pratiche affronterà alcune delle questioni chiave del presente (e per il futuro) del nostro pianeta.

Qual è il ruolo della forest landscape restoration, che il governo tedesco ha lanciato con la Bonn Challenge nel 2011 per rigenerare 150 milioni di ettari di terre degradate? E i giovani di Plant-for-the-Planet e Future for Friday, sono una moda passeggera o è finalmente emersa la strada della salvezza per il problema più grande che l’umanità deve affrontare in questo secolo? Oltre a piantare gli alberi e aumentare la superficie delle foreste, però, è indispensabile lavorare sulla cura delle foreste, ed è quindi necessaria una profonda conoscenza del regno vegetale. Daniele Zovi, scrittore e divulgatore, esperto di foreste e di animali selvatici, che aprirà i Colloqui di Dobbiaco con le sue riflessioni su Alberi sapienti – antiche foreste, osserva che spesso “percepiamo gli alberi come esseri inanimati, privi di sensibilità.

Più che individui oggetti da tagliare, estirpare o piantare a seconda dei nostri desideri. Attenzione però, non si può salvare il mondo con la stessa razionalità strumentale che ci ha condotto in questa drammatica situazione”. Non mancano anche segnali ambivalenti, a cui la manifestazione altoatesina darà rilievo. “Se da un lato continuiamo a parlare di deforestazione in aumento – sottolinea Rossella Guerrieri, ricercatrice post-laurea al CREAF, Centre for Ecological Research and Forestry Applications di Barcellona, attesa a Dobbiaco sabato 28 settembre – dall’altro abbiamo anche foreste che avanzano, un fenomeno attribuito in buona parte all’effetto fertilizzante della CO2, che però si scontra con la mortalità diffusa degli alberi associata alla siccità estrema”. Aridità che sta colpendo al cuore anche le foreste alpine: come “salvare il loro incanto e alleviare il loro tormento”, come chiede proprio il titolo dei Colloqui di Dobbiaco?