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Asia Argento accusata di molestie. Da #metoo a #youtoo il passo è breve

Dopo aver denunciato nel 2017 Harvey Weinstein per molestie sessuali, Asia Argento è diventata la paladine delle femministe. E dopo aver scatenato in tutto il globo un’ondata di denunce, non solo contro il noto produttore statunitense (già comunque noto per i suoi atteggiamenti fin dal 1998 grazie a Gwyneth Paltrow), ma anche nei confronti di molti altri registi e produttori cinematografici da parte di attrici e donne dello spettacolo più o meno note – senza però, in alcuni casi, che queste denunce risultassero fondate, come per la vicenda di Fausto Brizzi – ora a finire sotto accusa è proprio lei. 
Ma la vita, si sa, spesso e volentieri è un boomerang: ciò che si dà, si riceve. E infatti è di queste ore la notizia di un accordo in tribunale tra l’attore Jim Bennett e, guarda caso, la stessa Asia Argento. Ma non perché lui abbia abusato di lei; è invece accaduto l’esatto opposto, e infatti pur di non procedere ad un processo penale per reati sessuali la figlia del noto regista italiano è giunta ad un accordo per cui verserà all’attore statunitense la somma di 380 mila dollari.
I fatti risalgono a quattro anni fa in California, quando lui era ancora minorenne, durante un periodo di riprese per un film in cui entrambi avrebbero preso parte. E in cui Bennett, per ironia della sorte, avrebbe dovuto interpretare il ruolo del figlio della Argento.
I fatti sono questi: anche se, c’è da dire, lei ha bene o male sedotto un adolescente, lui ha ceduto alle avances e alla fine, ignudi si sono poi pure scattati un selfie. Abuso fino ad un certo punto, ma il modus operandi, rovesciato, era lo stesso con l’ex produttore Weinstein; lei ha approfittato di lui, instaurandoci pure una relazione sentimentale per qualche anno, e poi dopo vent’anni – stranamente quando la sua carriera era in declino – lo denuncia per abusi e stupri.
Ora, se le femministe alla #metoo e #nonunadimeno sono davvero a favore della parità ed uguaglianza dei sessi, dovrebbero almeno ripudiare Asia Argento come loro paladina, visto che si è macchiata del medesimo “delitto” che a parole voleva combattere; denunciare chi si macchia di questa biasimevole ipocrisia (nessuno escluso); e lavorare per una cultura contro gli stupri e gli abusi (reali, non finti o inventati per cercare fama o altro), senza ipocrisie: su uomini, donne e bambini. E senza dimenticarci dei cani. Ma tutto ciò, ça va sans dire, non accadrà: è troppo comodo guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, e non accorgersi della trave conficcata nel proprio.
Alessandro Soldà