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Erdogan chiede sostegno a comunità internazionale. Di Maio: "sospenda operazioni militari"

Recep Tayyip Erdogan, Presidente della Turchia recentemente tornato agli onori della cronaca per le operazioni militati turche in Siria, è intervenuto attraverso una lettera inviata al quotidiano newyorkese “The Wall Street Jounal” per spiegare le proprie ragioni circa il sopracitato intervento militare.

“Da quando è iniziata la guerra civile in Siria nel 2011, nessun Paese ha sentito più della Turchia il dolore della crisi umanitaria che questa ha provocato. Abbiamo accolto 3,6 milioni di rifugiati siriani – più di qualsiasi altro Paese – e abbiamo speso 40 miliardi di dollari per dare loro educazione, assistenza medica e alloggio. La nostra cultura dell’ospitalità ci ha obbligato a farci carico del peso di ospitare milioni di vittime di guerra con pochissimi aiuti da parte della comunità internazionale. Ma a un certo punto, la Turchia ha raggiunto il suo limite. La mia amministrazione ha avvertito ripetutamente che non saremmo stati capaci di impedire ai rifugiati di riversarsi in occidente senza ricevere alcun supporto finanziario internazionale. Ma questi avvertimenti sono caduti nel vuoto perché i governi, rifiutando di prendersi qualsiasi responsabilità, hanno ritratto come una minaccia quello che intendeva essere soltanto un dato di fatto.” ha esordito Erdogan.

Un’altro passo particolarmente significativo dell’intervento di Recep Erdogan è stato quello in cui ha spiegato le motivazioni dietro al dispiegamento militare in Turchia: “La mia amministrazione ha tratto la conclusione che la comunità internazionale non avrebbe agito, quindi abbiamo sviluppato un nostro piano per il nord della Siria. Ho condiviso il piano con i leader mondiali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il mese scorso. Seguendo questo progetto, la Turchia ha inaugurato la settimana scorsa l’operazione Peace Spring per mettere fine alla crisi umanitaria, alla violenza e all’instabilità che sono alla radice dell’immigrazione irregolare nella nostra regione. Dato che non esiste un piano alternativo per gestire la crisi dei rifugiati, la comunità internazionale dovrebbe unirsi a noi o iniziare ad accoglierli“.

Infine, dopo aver chiarito come la Turchia non abbia alcun problema con nessun gruppo religioso o etnico, in un altro passo degno di nota il Presidente della Turchia si è scagliato contro la Lega Araba e l’Unione Europea: “I membri della Lega Araba, che ha descritto l’operazione della Turchia nel nord della Siria come un’invasione, devono rispondere ad alcune domande. Visto che sono così contrariati dallo sforzo che la Turchia sta facendo per riunire i rifugiati siriani alle loro terre, potrebbero dichiarare: quante vittime di guerra hanno accolto loro? In che misura hanno contribuito agli sforzi per mettere fine alla crisi umanitaria in Siria? Che iniziative politiche hanno supportato per fermare la guerra civile? La Lega Araba, le cui affermazioni non riflettono la vere visioni e posizioni del popolo arabo, non ha alcuna legittimità. La comunità internazionale ha perso la sua opportunità di impedire alla crisi siriana di trascinare una regione intera in un vortice d’instabilità. Molti paesi hanno dovuto confrontarsi con gli effetti collaterali del conflitto, tra cui l’immigrazione irregolare e l’aumento degli attentati terroristici. L’operazione Peace Spring rappresenta una seconda chance per aiutare la Turchia a mettere fine alle guerre per procura in Siria e ristabilire pace e stabilità nella regione. L’Unione Europea e il mondo dovrebbero supportare quello che sta provando a fare la Turchia”.

Contestualmente all’intervento di Erdogan sul Wall Street Journal, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante un’informativa alla Camera, è tornato a parlare della crisi siriana affermando come la Turchia sia la sola responsabile di quanto accaduto e come la stessa debba sospendere immediatamente le operazioni militari. Aggiungendo come la soluzione non possa e non debba essere militare e che l’Italia avvierà, dopo aver sospeso l’export delle armi, un’istruttoria dei contratti in essere con la Turchia.

(discorso integrale Erdogan: fonte Open)