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Attualità Politica

Il Friuli boccia la Serracchiani, ma nessuno ne parla

Non se n’è accorto quasi nessuno al di fuori del Friuli Venezia Giulia. Ma nelle elezioni della scorsa domenica il Pd, che guida in modo disastroso la Regione autonoma con la Serracchiani (più interessata alle vicende romane che a quelle del suo territorio), ha incassato qualche sonoro schiaffone. Sconfitta secca a Ronchi dei Legionari, dove non c’è il ballottaggio, sconfitte a Codroipo e, soprattutto, nell’ex rossa Monfalcone. E proprio a Monfalcone il centrodestra ha sfiorato la vittoria al primo turno, con il 49,5%. Non è detto che basti per vincere al ballottaggio, così come è a rischio anche il risultato di Codroipo. Ma si tratta comunque di segnali chiari. Come quelli dei risultati della scorsa primavera, quando il Pd serracchiano era riuscito a perdere sia Trieste sia Pordenone. Non male per una donna al vertice nazionale del partito, fedelissima del bugiardissimo. Evidentemente il segnale primaverile non è stato compreso. E non sembra sia stato capito neppure quello autunnale. Di fronte al disagio crescente della popolazione friulana e giuliana, le proposte del governo regionale restano sempre le stesse: aiuteremo e finanzieremo i Comuni che accettano i migranti. Un po’ poco, indubbiamente. Difficile, però, attendersi molto di più, considerando il vuoto pneumatico dei discorsi della Serracchiani nella sua veste di vice segretario nazionale del Pd. Lei, tuttavia, insiste. Insiste soprattutto nelle presenze a Roma. D’altronde è romana ed il Friuli Venezia Giulia appare sempre di più una seconda scelta. Una periferia poco interessante e lontana dai riflettori che offre il palcoscenico romano. Pazienza, dunque, se la Regione autonoma ottiene risultati molto meno brillanti rispetto al vicino Trentino, pazienza se l’economia ristagna ed i problemi crescono. La ricetta è una sola: soldi in cambio di migranti. Per creare, in questo modo, un’occupazione alle cooperative di area. Mentre i problemi strutturali possono aspettare. Possono aspettare, soprattutto, un presidente regionale più attento al territorio e meno attratto dalle luci romane. Possono aspettare progetti, idee, realizzazioni. Una sfida anche per il centrodestra che si è rafforzato in queste amministrative. Perché è stato conquistato un voto frutto soprattutto della delusione per la Serracchiani. Costruire un’alternativa che si trasformi in un modello vincente per la Regione e anche per il resto dell’Italia potrebbe non essere facile. Si valuterà la capacità di fare rete, di fare sistema. Di cambiare il modello culturale per procedere ad un radicale cambiamento sociale.