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IL MONDO GAY, L'OMOFOBIA E LA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE

Cos’è, in fondo, la satira? La satira è solo uno strumento con il quale colpire un atteggiamento sgradito, da qualunque parte esso provenga. Non a caso molti di ogni schieramento, sociale o politico, si sono gettati in difesa della libertà di stampa ai tempi del terribile attentato a Charlie Hebdo (salvo poi ritrattare per via dei toni “eccessivi” di alcune vignette).
La satira, in qualunque sua forma, va rispettata e considerata appunto per ciò che è: una provocazione. Tuttavia, proprio per il carattere anche artistico della satira si dovrebbero rispettare alcune regole, tra cui l’originalità e il saper lasciar svolgere il compito a persone effettivamente competenti, altrimenti si rischia di far passare una rappresentazione satirica come una copia mal riuscita.
Ed è ciò che è avvenuto a Bologna. Il poster raffigurante una copia fotografica della vignetta di Charlie Hebdo, nella quale si vede Gesù invischiato in pratiche sessuali omosessuali, realizzato dalla sezione bolognese dell’associazione Arcigay non è stato digerito da molti, che hanno di rimbalzo attaccato l’evidente blasfemia della foto, pubblicata sul profilo Facebook della pagina del Cassero, il centro LGBT del capoluogo emiliano.
In diversi modi il Presidente onorario dell’Associazione, Franco Grillini, e il consiglio direttivo del Cassero hanno cercato di difendere il gesto provocatorio: Grillini, intervenendo alla Zanzara, ha ricordato che le foto sono state pubblicate sul profilo Facebook e all’interno della sede, quindi in ambienti privati; inoltre, sostiene Grillini, la politica italiana, sia a destra che a centro-sinistra, sta sfruttando la condanna del gesto non per difendere eventuali valori cristiani, ma solo per una questione meramente politica. Nel comunicato scritto dal consiglio direttivo si legge invece che mentre la blasfemia non è un reato, andrebbero piuttosto condannate alcune delle risposte nei commenti alle foto pubblicate sul social network, tra le quali si leggono inviti ad essere presi e torturati dall’Isis o si invoca una riapertura di forni e campi di concentramento.
Si apre dunque un nuovo dibattito sulla libertà di espressione, se possa essere una libertà libera da ogni freno e se sia una libertà in un certo senso “vincolata” da certi limiti di rispetto della cultura e delle tradizioni altrui. Ma il dibattito dovrebbe invece porsi su un’altra questione: il dibattito sui diritti LGBT non sta forse raggiungendo un livello di “isteria” eccessivo da entrambe le parti?
Si è giustamente criticato un atteggiamento non solo conservatore ma spesso anche aggressivo verso la comunità gay da parte delle sfere più critiche al riguardo di diverse concessioni, allo stesso modo non si può considerare positivamente questo atteggiamento aggressivo verso i valori delle persone cresciute con una certa cultura.
Questo atteggiamento si è verificato anche verso intellettuali ed esponenti del mondo gay, come Aldo Busi e Dolce&Gabbana: molto particolare il caso di questi ultimi, che per aver espresso un particolare pensiero riguardo la possibilità dell’adozione per le coppie gay sono stati minacciati di boicottaggi di parte da “estremisti gay”.
Giustamente ci si appella spesso alla tolleranza e al rispetto delle idee e delle tendenze altrui, ma per ottenere rispetto si deve rispettare. Altrimenti non si gioca ad armi pari.