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Mentre la Fedeli pensa al cellulare in aula, l'Ocse attesta tutto il suo fallimento

In Italia un ragazzo tra i 15 e i 29 anni su 4 (26%) non è occupato o non è iscritto a un percorso di formazione (Neet), contro una media Ocse del 14%: davanti solo alla Turchia. Ma la Fedeli? Beh, troppo impegnata a pensare allo smartphone in classe. 
“Li vedo e li frequento, i ragazzi. E so che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola”, per questo “da venerdì prossimo una commissione ministeriale s’insedierà per costruire le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti”. Lo annuncia a Repubblica la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli sottolineando che il telefonino è “uno strumento che facilita l’apprendimento”.
Si tratta di “una straordinaria opportunità”, spiega, “che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”, precisa. “Voglio studenti preparati. Ma c’è chi apprende in tre minuti e chi in una settimana: la scuola deve farsene carico e cercare di portare avanti tutta la classe. L’esame di Terza media sarà più leggero, non più facile” (ma comunque alla scuola dell’obbligo saranno tutti promossi!).
Peccato che l’Italia abbia problemi ben più gravi, sul breve termine, da affrontare: l’Italia è maglia nera nell’area Ocse per la spesa pubblica complessiva nell’istruzione nel 2014. È quanto afferma l’organizzazione nel suo ultimo studio, sottolineando che Roma ha riservato il 7,1% della spesa delle amministrazioni pubbliche al ciclo compreso tra la scuola primaria e l’università. Un calo del 9% rispetto al 2010, secondo il rapporto “indice di un cambiamento nelle priorità delle autorità pubbliche“. Forse quest’ultime troppo impegnate a pensare ai cellulari e all’abolizione delle bocciature? 
Nel frattempo ad essere “bocciata” è la Fedeli, a fronte di una “resa del sistema educativo” ormai prossima, così come affermato da Luca Pisano, psicoterapeuta e direttore di Ifos, oltre che esperto di cyberbullismo. “Il docente così si depotenzia”, aggiunge; “Così si fabbricano dementi digitali e l’apprendimento peggiora”. Ma a quanto pare non tutti ne sono convinti: ministro Fedeli in primis. 
Giuseppe Papalia

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica.

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