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"TamponTax", caso Quarto e comunali Milano: intervista a "Pippo" Civati

Giuseppe Civati, classe 1975, è un politico italiano, deputato dal 2013. Diplomatosi al Liceo classico Zucchi di Monza, si è laureato in filosofia conseguendo, in seguito, il dottorato di ricerca presso l’Università Statale di Milano. Noto ai più per aver fatto parte, fin dagli albori nel 2007, della fondazione del PD assieme a Matteo Renzi, è balzato agli onori della cronaca quando arrivò a contendersi le primarie della segreteria nazionale di partito proprio anteponendosi all’attuale Premier, risultando il terzo più votato proprio dietro a Matteo Renzi e Gianni Cuperlo. Ancor più note sono le sue scelte di abbandonare il PD nel maggio dello scorso anno e di fondare il suo nuovo partito di centrosinistra: “Possibile”. 

Come pareva “possibile” (voce smentita alla fine) una sua probabile candidatura a sindaco di Milano tra le fila della sinistra, contro il possibile candidato PD, Roberto Sala. Inoltre è già famosa una delle sue ultime battaglie, di cui si è parlato ultimamente, ovvero quella che lo vede protagonista della legge 194 sulla “TamponTax”, rivolta a favore del popolo femminile e dell’uguaglianza di genere, ideologia radicata alla base del suo stesso movimento politico. Senza dimenticare la depenalizzazione della cannabis da parte del Governo, e il noto caso Quarto che tanto, in questi giorni, ha fatto discutere.

L’abbiamo incontrato non tanto distante dal centro di Verona, dove ci ha concesso un’intervista per cui lo si ringrazia anticipatamente:

On. Civati, cosa pensa del caso “Quarto“ e del M5S? La situazione che si è venuta a creare in questi ultimi giorni ha suscitato un po’ di scalpore a livello mediatico, tanto da far muovere un’interrogazione parlamentare nei confronti della Commissione Vigilanza Rai dallo stesso movimento…

“Io penso che, anche oggi, ci sono delle notizie sui giornali che vanno verificate e chiarite. Si parla di un vertice in cui tutti fossero invitati. Io non speculo mai, mi fa solo un po’ sorridere quando lo fa il Presidente del Consiglio che usa le parole alla rovescia dicendo: “La sindaca di Quarto doveva rimanere”. Basti pensare al sindaco di Roma, che è una città non meno importante di Quarto, per rendersi conto del dire le cose rovesciate. Non faccio lo spiritoso e non voglio fare polemica, però io credo che i 5 Stelle siano di fronte ad una prova abbastanza impegnativa, anche perché il loro governo non sempre funziona a livello locale, e questo è un dato di fatto tenendo conto delle varie espulsioni, divisioni ecc. A furia di dire che non c’è né destra né sinistra poi non sempre ci sono le ricette per fare le cose, però al di là di questa confusione sul piano amministrativo, qui si parla anche di responsabilità sul piano politico che però riguardano loro esponenti nazionali. Sarebbe interessante chiarirlo per avere tutti un’opinione un po’ più fondata.”

On., non Le sembra che in questo caso il M5S abbia agito, più che altro, a livello di immagine? Basti guardare i vari “Di Maio” e “Di Battista” che subito sono intervenuti a difendere i principi cardine del Movimento piuttosto che la loro sindaca. In questo caso, tenuto conto della contrapposizione col PD, come si sarebbe comportato?

“Io, di fronte a quello che è successo avrei fatto un punto. Magari l’avrei fatto prima. Non sappiamo se loro sapessero, questa è una questione che sarebbe interessante chiarire, ma quando un’amministrazione non può proseguire perché inquinata, secondo me è giusto andare alle elezioni. Questo era quello che pensavo anche di Roma, non perché si dovesse dimettere Marino o si dovessero dimettere gli altri, però non credo che sia una risposta d’immagine. Il problema è capire se questa risposta trova una composizione politica, cioè se i 5 Stelle ci dicono come intendono amministrare. Io non ho nessun pregiudizio nei loro confronti, pregiudizi che certamente in molti hanno, però devo segnalare che non c’è un programma definito, non c’è un codice di comportamento chiaro, e questo si vede. Basti guardare l’amministrazione di Parma con Pizzarotti che praticamente è stato “scaricato”, e non si capisce bene neanche il perché e per quale ragione. Forse non era abbastanza fedele? Non è un argomento valido per uno che sceglie un sindaco. Ok, la prossima volta si dirà “deve essere fedele a Casaleggio sennò va a casa”. Personalmente non riesco a capire…”

Parlando di argomenti che più La riguardano, ultimamente sui giornali si è parlato della sua proposta di abbassare l’Iva sugli assorbenti. Come Le è venuta quest’idea? 

“E’ venuta in una normalissima conversazione domestica, assolutamente lineare, non c’è nessun “retroscena”. C’è una campagna internazionale e lo dico per il “provincialismo“ a cui siamo condannati: c’è una campagna internazionale molto forte, c’è la Francia che ha appena legiferato in proposito, c’è un dibattito che se “googlate” lo trovate anche sui siti inglesi, e c’è una questione che è, banalmente, quella che li vede come non generi di lusso o di particolare scelta di consumo, ma sono una scelta obbligata, sono beni necessari, di prima necessità potremmo dire, che riguardano metà della popolazione. Non capisco perché tutti facciano gli spiritosi, forse perché qualcuno ha ancora un po’ di malizia, come alle elementari, però insomma si tratta di una cosa abbastanza seria. Costa qualche decina di milioni di euro e tra l’altro sarebbe interessante avere le stime giuste al MEF. Io non sono nelle condizioni di darle, posso fare delle stime e delle previsioni e anche aprire una riflessione su cos’è o com’è strutturata l’Iva nel suo complesso, cosa di cui non si parla mai, ma siccome Renzi si è inventato i derivati renziani (cioè le clausole di salvaguardia), l’Iva rischia di esplodere fra qualche mese. Sarebbe interessante capire in che termini e perché.”

Si è dibattuto ultimamente sulla legalizzazione o meno della cannabis anche a uso terapeutico. Lei cosa ne pensa? Può essere una cosa giusta anche se utilizzata per fini personali?

“Intanto segnalo che abbiamo appena lanciato una grande petizione popolare su “avaaz“ e che ci sarà pure per le strade, spero anche di Trento e di Verona. Io sono a favore della legalizzazione modello uruguaiano. Sono molto spinto diciamo, da questo punto di vista.  Devo dire che la discussione di questi giorni è surreale, cioè il Governo non sta parlando di depenalizzazione, stava verificando se rispetto ad un impegno che il Parlamento aveva già assunto – come sul reato di clandestinità – il Governo stesso fosse nelle condizioni di usare questa delega per depenalizzare soltanto le storture di chi era già autorizzato a coltivare canapa soltanto a fini terapeutici. Quindi stiamo parlando di poca cosa praticamente, come spesso capita, perché Renzi riesce a trasformare il niente in argomenti di conversazione (un fatto questo, anche filosoficamente interessante). Stiamo su due pianeti diversi: Lorenzin e Renzi dicono che gli italiani non capirebbero. Secondo me gli italiani capiscono benissimo. Se una persona il sabato sera, in casa propria, usa la propria cannabis, non capisco che male faccia a nessuno. Se poi uno è preoccupato per la guida è un problema del codice della strada il “come punire” chi si mette al volante sotto effetto di cannabis. Tutta questa ipocrisia mi fa sorridere quando pensiamo che ci sono milioni di consumatori che spesso fumano schifezze atomiche tagliate male e gestite dalla mafia. Quindi se io volessi questa sera fare una canna con la mia compagna, dovrei andare dallo spacciatore sotto casa, magari pure emissario dell’ndrangheta? Sinceramente non capisco il perché.”

Si è parlato ultimamente di una sua eventuale candidatura a sindaco di Milano, magari con l’appoggio del suo nuovo partito “Possibile”. Ci può dire qualcosa in più? E da cosa nasce questo suo nuovo partito? 

“Parliamo del movimento, che è ben più utile. Si chiama “Possibile” e fa le cose che abbiamo detto, cioè si occupa di uguaglianza di genere, dei trattamenti rispetto ai comportamenti individuali (poiché non capisco perché lo Stato debba farsi i “cavoli nostri”, detta con molta semplicità, solo quando è ora di pagare le tasse, l’unica cosa che serve a mantenere quell’uguaglianza che dicevo). Per il resto non sono candidato sindaco a Milano. E’ chiaro che a Milano però se vince Sala si apre una voragine nella sinistra. Aspettiamo l’esito delle primarie con serenità e intanto continuiamo a lavorare sulle cose che abbiamo detto. Nella prossima settimana ci occuperemo della legge 194 sulla TamponTax (visto che fanno gli “spiritosi” quando Civati si occupa dei tamponi, come se fosse una scemenza) e insistiamo poiché questa legge in Italia è applicata solo in parte e ci sono molti obiettori, che io rispetto, ma vorrei che ci fossero tante altre persone che poi consentissero alle donne di comporre un numero verde per dire qual è la struttura a cui rivolgersi. Questo nel rispetto della persona e delle donne in particolare, ma anche dei cittadini. Una filosofia di sinistra, seppur senza nostalgie e ideologismi. E’ una cosa che in altri paesi sarebbe considerata banale. Da noi bisogna ancora discutere di affido rafforzato, dei diritti concessi e di altre mille cose, comprese le unioni civili. Ma ne parleremo la prossima volta semmai dovessimo incrociarci nuovamente.”

di Giuseppe Papalia

[Photocredit: espresso.repubblica.it]  

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica.

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