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Caccia alle streghe e la colpa della stampa

Oggi quando si parla di caccia alle streghe si intende una persecuzione mediatica che danneggia l’immagine di una o più persone, ritenute colpevoli di un grave peccato. I mass media hanno un ruolo particolarmente incisivo in tutto ciò, dove esercitano un potere a volte devastante, distruggendo l’immagine dei perseguiti in maniera decisamente poco appropriata o addirittura profondamente sbagliata. Certe volte questa caccia alle streghe nasconde una cosiddetta “macchina del fango”, diventando pura diffamazione. In passato, però, non ci si limitava in tutto questo ma si andava anche oltre. A saltare non erano posti di lavoro o posizioni di potere ma letteralmente le teste. Questo accadeva tra il sedicesimo e il diciasettesimo secolo in Europa e nel Nord America, dove si arrestavano e giustiziavano donne e uomini accusati di essere streghe e stregoni. E ieri, come oggi, la stampa ha avuto il suo ruolo in tutto questo.
Nel 1484 due inquisitori domenicani chiesero il permesso a Papa Innocenzo VIII di iniziare una caccia alle streghe e lui li autorizzò con una bolla papale. Due anni dopo questi inquisitori pubblicarono un trattato, il “Malleus Maleficarum“, dove la stregoneria veniva riconosciuto come crimine di eresia e come tale doveva essere combattuto. E così fu, solo che si adottò lo sterminio di streghe e stregoni con il beneficiare, più o meno consapevole, dell’autorità papale. Qui la stampa ha giocato un ruolo fondamentale. Il periodo della caccia alle streghe coincide con quello della rivoluzione editoriale, che rese l’informazione accessibile a quasi tutti. Il popolo è sempre stato incuriosito da storie di scandali, sessuali e non, e da qui arrivò lo sviluppo della stampa a buon mercato, condita dalla xilografia che dava immagine ai racconti tramite disegni, diventando il linguaggio visivo dell’Europa moderna.
In Inghilterra, nel 1500 circa, erano diffusi degli opuscoli che raccontavano storie di streghe e dei loro malefici. Queste avevano due scopi: attirare l’attenzione della popolazione media con racconti intriganti e insinuare nella società, specialmente nelle classi meno abbienti, l’idea che la stregoneria fosse un pericolo serio e concreto. In questi opuscoli le streghe erano identificate soprattutto in donne anziane o sole, povere e che tenevano animali domestici. Tutto ciò provocò paura nella gente e un forte sessismo come diretta conseguenza, motivando maggiormente la caccia alle streghe in una società dove la donna non aveva gran voce in capitolo. Dopo la paura e il sessismo, si passò direttamente ai veri propri arresti, ad interrogatori basati sulla tortura dei sospettati per ottenere una loro confessione e alla fine ad un processo che, solitamente, portava alla pena di morte tramite impiccagione o rogo.
Tra l’aprile e il novembre del 1692, a Salem – villaggio della contea di Essex, Massachusetts, terra di immigrazione irlandese, quindi cattolica – avvenne il più grande processo sommario per stregoneria che il mondo abbia mai conosciuto, allargandosi in altre città dello stato americano. Tutto questo portò all’impiccagione di una ventina di persone, all’arresto di 150 e alla semplice accusa a 200 persone di essere presunti streghe e stregoni. Questa folle mattanza venne fermata da alcuni religiosi, tra i più influenti di tutto il Massachusetts, che si accorsero che qualcosa non andava quando finirono sulla forca anche donne benestanti e autorevoli di Salem, oltre che poco meno della metà della popolazione di tutti i villaggi interessati.
Indipendentemente dal progresso che una società ha, l’isteria collettiva rischia sempre di fare gravi danni, puntando il dito contro persone che non si sono macchiate di nessun crimine, facendole addirittura condannare. La stampa rappresenta nella storia dell’uomo un grosso passo avanti, democratizzando l’informazione, ma nonostante ciò manifesta sempre il bisogno di attaccarsi alla notizia a qualunque costo, senza tener conto delle conseguenze. E’ proprio questo concetto che racchiude il significato della caccia alle streghe, con le dovute differenze, anche oggi.
A circa un anno dallo scandalo delle molestie sessuali che ha coinvolto il mondo di Hollywood, il movimento “Me Too” ha, giustamente, risposto ad alta voce ad un crimine aberrante, ma l’isteria collettiva ha distrutto il significato e la lotta di questo movimento. In questo caos mediatico di persone che ne accusano altre solo per ottenere dei soldi – ne è un esempio il caso Asia Argento-Jimmy Bennett o il recentissimo caso Ronaldo – si manifesta perfettamente la “mania delle streghe” e la stampa ci si fionda immediatamente, senza tener conto delle conseguenze pur di raccontare qualcosa di accattivante. Oggi come ieri la caccia alle streghe e la stampa vanno a braccetto.