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Cultura

Ci fosse ancora lui

Ah, ci fosse ancora lui! No, non la Buonanima, non il Mascellone di Predappio, ma il Marchese del Grillo, splendido personaggio creato dal genio di Alberto Sordi. Ci fosse ancora lui, ora sentiremmo suonare le campane di Roma a lutto perché, proprio come accadde per il processo farsa ad Aronne Piperno, «è morta la giustizia».

Roma, la città che fu la madre della Giustizia, ora diventa la madre – o, meglio, il genitore 1 – delle associazioni gay. È recente la notizia[1] che, quest’anno, le luminarie natalizie della Capitale saranno gay friendly, ovvero color arcobaleno. Il che non è solo un insulto al Bello – regola numero 1 dell’eleganza: un numero eccessivo di colori è sempre kitsch –, ma anche un’offesa nei confronti della maggioranza dei romani che, con buona pace di Marino, si ostina ad essere eterosessuale.
Quel che manca al sindaco di Roma è proprio la definizione di Giustizia, ovvero la capacità di dare a ciascuna persona ciò che le spetta. Con queste luci, il Sindaco di Roma vorrebbe commemorare i due ragazzi gay che si sono suicidati negli ultimi mesi e, ovviamente, contrastare l’omofobia. Ma questo non è vero né giusto. Non è giusto perché il compito primo del Sindaco di una città è quello di rappresentare tutti i suoi cittadini e non una parte (sia essa partitica, religiosa o altro) e non è nemmeno vero che in Italia esiste un allarme omofobia in quanto il 74% degli italiani ha affermato di non avere alcun problema con le persone omosessuali[2].

Ci fosse ancora il Marchese del Grillo sentirei le campane suonare a morto, ma, non essendoci più lui, per quest’anno dovrò aspettare gennaio per tornare a Roma.

Matteo Carnieletto

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