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Cultura

Netflix è illegale ma non ne posso più fare a meno

Anche io, da poco più di un mese, soffro di un vizio. Non certamente per qualcosa di socialmente deplorevole, ma per il “male” del XXI secolo. Si tratta di Netflix, un sito internet, oltre ad una app per tablet e smartphone, che permette a chiunque di visualizzare migliaia di film.
È difficile, una volta provato, fare a meno di questo sistema, infatti il costo decisamente accessibile (si parla di un minimo di 2,40 euro al mese), la velocità con cui le immagini vengono riprodotte e la grande varietà di titoli proposti, inducono il pubblico a rinnovare, mese dopo mese, l’abbonamento. Grazie a Netflix viene lasciato da parte lo stress di siti socialmente discutibili: mai più pagine che si aprono in continuazione, mai più programmi installati a casaccio sul computer, niente più pubblicità.
Netflix nasceva nel 1997 come videoteca online: dava la possibilità di prenotare DVD e videogiochi che venivano consegnati direttamente a casa. Anche oggi mantiene il principio originario, infatti dal 2008 utilizza una piattaforma digitale che consente a tutti gli abbonati di accedere al servizio on demand e di ricevere immediatamente la serie tv o il film prescelto, ovunque ci si trovi. L’idea di Reed Hastings, fondatore e proprietario del sistema, ha fruttato, alla fine del 2016, circa 94 milioni di spettatori, raggiungendo la proiezione in 190 paesi.
È difficile capire, adesso, l’impatto che avrà sulla nostra società, quanto e come influirà o modificherà la nostra cultura. Accedere a Netflix equivale ad accedere ad una biblioteca con milioni di titoli e milioni di storie che accattivano chi ne vuole fruire: le serie tv si presentano come libri in uno scaffale, mostrando la loro immagine di copertina e una piccola anticipazione del contenuto.
Il timore di molti è quello che, in un futuro prossimo, la pellicola della cinepresa sostituisca le pagine dei romanzi, che potranno mantenere solo un ruolo marginale; i più catastrofisti, invece, pensano che le serie tv potranno eliminare totalmente la letteratura, fino a farla sparire.
I cambiamenti che stanno avvenendo nel XXI secolo sono epocali, ma non cancelleranno, in nessun modo, la cultura e la tradizione europea e, nel caso dell’Italia, tranquilli perché Dante e Manzoni saranno certamente letture obbligate almeno per i prossimi secoli due o tre secoli.
Quando Gutemberg rese pubblico il suo progetto di stampa, questo fu considerato poco più che una diavoleria; non c’è da stupirsi. Si temeva che gli amanuensi potessero perdere il lavoro, ma ora, chi vorrebbe accollarsi l’onere di copiare pagine e pagine a mano? Ma soprattutto, chi si potrebbe permettere di acquistare simili libri? La cultura dovrebbe essere accessibile a tutti e, con le serie tv, questo, di fatto, è possibile. Lungi da me affermare ‘’eresie’’, ma penso, pur studiando alla facoltà di Lettere, che sia decisamente più semplice premere play con il telecomando (o cursore che sia), piuttosto che aprire un libro; allontaniamoci dall’ipocrisia. Guardare serie è più rilassante e penso che, quanto scritto, non sia un’ingiuria. Mi sento di affermarlo in nome degli studenti che spesso passano le loro giornate chinati su pagine e pagine di appunti, di libri o quant’altro, ma anche in nome di lavoratori che, non avendo mai avuto la passione per lo studio o la lettura e, prima di coricarsi, scelgono di guardare una serie.
Detto ciò, soffro del mal di Netflix e lo ritengo “illegale”, ma non ne posso più fare a meno.
Francesca Masin