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Cultura

Sigarette: ogni tiro è demodé

Da un paio di giorni in rete circola insistentemente una vecchia pubblicità delle sigarette, vintage, che mostra come negli anni ’50 le industrie americane del tabacco promuovessero le vendite decantando benefici per la salute.

In compenso, sempre in tema di sigarette e di informazioni devianti, è stata pubblicata di recente una ricerca che – in fin dei conti per darci una tirata d’orecchie – tarpa le ali in maniera definitiva a tutte le scappatoie psicologiche e ai miti personali tramandati di generazione in generazione tra adolescenti, per legittimare la scelta di una sigaretta invece di una rollata, di una sigaretta leggera invece di una normale, etc.. una buona dose di “balle” che ci siamo raccontati tutti, da giovani, per provare a fumare (chi ha fumato ovviamente).


Insomma, se fin dalla prima metà degli anni ’50 è noto che esiste un legame causa – effetto tra fumo e cancro ai polmoni e a tutto l’apparato respiratorio, se da mezzo decennio dopo si conosce l’effetto su cuore ed arterie, infine se dagli anni ’60 si sa che il fumare e la nicotina causano dipendenza con la stessa dinamica di eroina e cocaina (seppure non siano ritenute delle droghe vere e proprie) nonostante l’industria del tabacco, proporzionalmente al messaggio dei medici, proponesse un messaggio pieno di vita per non far scendere le vendite (si posta una galleria di promozioni in merito), resisteva tuttavia un mito per cui ci fosse qualche stratagemma per limitare i danni da fumo.

  • Fumare ogni tanto è meno pericoloso: il mito vuole che il fumatore del fine settimana si senta più tranquillo perché convinto che un’esposizione diretta di breve durata sia meno invasiva di una esposizione prolungata. La statistica vorrebbe dirci che sia così, ma la medicina dice di no, ogni singola sigaretta raddoppia il rischio di infarto. Significa che – paradossalmente – le prime o le poche sigarette hanno un impatto devastante, più delle altre, in proporzione, quindi è un mito falso.
  • Le sigarette leggere o rollate fanno meno male: secondo la scienza la quantità di tabacco e di nicotina regola alcuni effetti ma non porta benefici, per cui fumare una sigaretta di carta bianca, di carta nera, regolare, leggera, slim, è indifferente perché gli effetti della combustione sono identici. Con il filtro.
  • Si è vecchi per smettere: anche in questo caso non serve aggiungere una spiegazione, ma il beneficio dello smettere di fumare si ha a partire dalle prime 72 ore da quando non si fumasse, per cui anche in questo caso il mito è falso.
  • Fumare è l’unico vizio che abbiamo: purtroppo il fumatore però è soggetto a un danneggiamento di tutti i tessuti del corpo, di conseguenza è come avere tutti i vizi del mondo, sempre secondo la scienza.
  • I cerotti e le gomme con la nicotina sono pericolosi: un altro mito da sfatare, in quanto non esiste alcuna ricerca che dichiari l’esistenza di un legame tra la sostanza nei cerotti o nelle gomme e il tumore, legame che invece si sta ricercando tra i vecchi modelli di e-cigarettes ad aerosol, che potrebbero rilasciare metalli pericolosi.
    Lo studio, la cui versione originale è pubblicata da Hatsukami Dorothy responsabile del settore ricerca sui tabacchi dell’Università del Minnesota, si trova per intero cercando il nome dell’autrice e l’anno di inizio della ricerca, 2016.


Le leggende metropolitane che sono state spazzate via da questa recente ricerca, datata Gennaio 2019, pubblicata su MeD e in lavorazione dal 2016 parla di cose che tutti i fumatori hanno pensato.

Se questo non bastasse potremmo consolarci con alcuni dati: 4 milioni di morti per certo legame tra cancro e fumo. Nel 2020 il 70% dei fumatori sarà malato di qualche malattia legata al tabacco. (Sopra le immagini citate).

Le industrie del tabacco hanno firmato una convenzione per cui, per i fumatori incapaci di smettere che – nonostante i tentativi vani – morissero di tumore devolve una quota a titolo di risarcimento, previo un Tribunale che stabilisca la colpevolezza dell’azienda. Il percorso da fare però è ancora lungo, in quanto non si tratta solo di affari, il tabacco è ancora merce di consumo libero nei paesi in cui vi sono le produzioni. Il problema non si limita quindi al mercato dei paesi commerciali.

Grafico che spiega come si sviluppano gli affari delle industrie del tabacco.

Che fine hanno fatto i testimonial che hanno ricevuto in omaggio, oltre allo stipendio chiaramente, le famose bionde? Tralasciando il caso Marlboro che – destino vuole – vede tutti i testimonial morti per tumore ai polmoni, non va meglio alle altre marche, sempre della stessa Philip Morris, infatti la statistica della morte – implacabile falce – con il beneficio dell’età (non c’è un colpo basso in morti precoci) punisce con morte per infarto e morte per malattie legate al fumo la maggior parte dei testimonial. Una ricerca in merito – seppure angosciante – potrete farla anche voi stessi, cercando su Google.

Ha maggiore efficacia testare con tastiera, trovando i defunti da sé, come segugi, per essere certi che – senza dubbio – il fumo delle sigarette è letale, oltre che assolutamente demodé. Lecchereste un posacenere? Baciare una persona che ha fumato rende la stessa sensazione.

Di Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.