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Economia Editoriali

Lo Spread: nuovo Oppio dei Popoli del ventunesimo secolo

Lo Spread indubbiamente è l’Oppio dei Popoli del ventunesimo secolo. Questo ruolo, infatti, non è più detenuto dalla religione – quell’arma con cui i potenti tenevano sotto scacco i poveri e imponevano loro ciò che desideravano con la scusa di un Dio che li avrebbe puniti – ma da un semplice numero: un confronto tra debito pubblico tedesco e italiano.
Con la morte della religione e il declino del cattolicesimo, uccisi da un progressismo nichilista, la vera arma per tenere a bada il popolo dalla ribellione è l’utilizzo dello Spread. Qualcosa che, nei fatti, è solamente un tasso di riferimento, un qualcosa che è legato alla banconota: un pezzo di carta che può non avere alcun valore. Anzi, ad oggi non è più nemmeno questo, dato che ormai la finanza globale si muove su codici informatici.
Un semplice indice finanziario può determinare la caduta dei governi, mettere in crisi paesi interi e seminare il panico tra la gente. E’ cioè qualcosa che imprigiona l’uomo. Il nostro paese è già stato vittima della forza deflagrante dello Spread. Basti pensare al 2011 e ai titoli allarmanti lanciati dai giornali. Quei fatti sono ben noti a tutti noi: le dimissioni di Berlusconi, un premier eletto dal popolo, e l’insediamento di un governo tecnico, applaudito dalla massa spaventata dall’Oppio dei Popoli.
Lo Spread in quell’occasione riuscì perfettamente a stordire la gente che non si rese conto che quanto avvenne non era altro che il preludio alla vera crisi del popolo. Allora mancò anche nella classe politica la volontà di restituire la sovranità ai cittadini; di far decidere loro – nell’illusione che la maggioranza non fosse rimasta stordita dall’Oppio dei Popoli – sul futuro.
Oggi l’oppio dei popoli si riaffaccia drammaticamente alle porte dell’Italia. Cercando di rispaventare nuovamente il popolo dal rischio di perdere quei pochi guadagni di cui ancora dispone.