Home » Adunata Trento. I tre attentati potevano essere evitati
Editoriali

Adunata Trento. I tre attentati potevano essere evitati

Tre manomissioni, tre sabotaggi o – come giustamente è già stato scritto – tre attentati, oggi, sono stati posti in essere allo scopo di bloccare i principali assi ferroviari verso Trento (Brennero e Valsugana) sui quali avrebbero dovuto transitare, alla volta dell’adunata, centinaia di migliaia di alpini. Adesso le cose sembrano tornate alla normalità, epperò quanto accaduto non può essere sottovalutato dal momento che ha il sapore, inquietante, di un’escalation: prima l’occupazione della facoltà di sociologia, colle scritte contro le penne nere, definiti «assassini», poi le sassate contro la vetrina di un negozio degli alpini, ed oggi pure i tre incendi sui binari.
Sì, grazie, lo so anche io che non tutte queste “bravate” – maneggio il termine con disagio, ma certo che taluni ancora tali le considerano – sono opera degli stessi gruppi. Tuttavia è difficile, riflettendo appunto su questa escalation, non chiedersi se tutto questo potesse essere evitato. Perché è chiaro che, se si è arrivati fin qui, è perché verso talune pattuglie di teste calde – «antagonisti», «anarchici», chiamateli come vi pare – è stata finora tenuta una linea eccessivamente morbida, d’incauta tolleranza. E adesso che Trento è invasa di alpini e turisti, con dunque l’allerta sicurezza già ai massimi di suo, ci si trova a dover raccontare fatti simili nella speranza che altri non ne seguano.
Perché sì, ai trentini i tre attentati di oggi possono bastare, ma forse a qualcuno no. Forse la catena di atti vandalici e criminali proseguirà ancora; anzi, è certo che così sarà, anche se ovviamente ci si augura che null’altro accada durante l’adunata in corso. Ma sarà così perché, finché i responsabili di simili atti non verranno braccati, il rischio – in una città, Trento, pacifica solo in apparenza – rimarrà alto Chi infatti arriva anche solo a concepire simili gesti, non si ferma: ma va fermato. Subito. E che si tratti di bravi ragazzi, di giovani annoiati, di «compagni che sbagliano» o di tutte e tre le cose assieme, cambia poco: conta che vengano individuati e perseguiti a dovere. Le ramanzine non bastano.

Riguardo l'autore

giulianoguzzo

Classe 1984, vicentino di nascita e trentino d’adozione, mi sono laureato in Sociologia e Ricerca Sociale (110/110) con una tesi di filosofia del diritto. Sono giornalista, sono caporedattore del mensile Il Timone e scrivo per il quotidiano nazionale La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro. Collaboro inoltre con Notizie ProVita.