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Editoriali

L'Italia crolla a picco con il ponte Morandi. E' necessario ritornare a essere pragmatici

Era evitabile la tragedia che ha interessato il ponte Morandi a Genova? Non lo si può sapere e qualsiasi affermazione in merito sarebbe solamente speculazione. Restano però i dati di fatto: in Italia il sistema degli appalti pubblici non trova certezza normativa per colpa di continue riforme e di una burocrazia che ha portato, come unico risultato, a perdere di vista le cose importanti.
Ci focalizziamo sui problemi di secondaria importanza e non guardiamo in faccia a tutto ciò che sta alla base di una società. Prassi, norme e contronorme troppo spesso imposte dall’Europa non fanno altro che danneggiare il nostro Paese. Giustissimo il principio della concorrenza, ma a volte questa viene anteposta alla sicurezza. Sicurezza non significa solamente predisporre continuamente regolamenti sui centimetri di un casco: significa soprattutto affrontare di netto i problemi.
Gran parte della rete stradale italiana si è sviluppata grazie all’apporto della Democrazia Cristiana, la quale ragionava ben spesso sulle cose concrete e con filosofia. Il nostro è un Paese fermo al 1994, con governi che non hanno puntato al rimodernamento della Penisola preferendo fissarsi su altri argomenti, come ad esempio la TAV. Opere certamente interessanti dal punto di vista futuro, ma che rappresentano un plus rispetto a ciò che l’Italia oggi necessita.
Il vero cambiamento, da domani, dovrà essere quello di bloccare la cessione di infrastrutture e servizi ai privati e spendere i soldi necessari a manutenere questa benedetta terra, le sue strutture ed il suo territorio. Senza pensare a faraonici progetti utili per nessuno: perché è facile prendere un treno ad alta velocità, ma è inutile se mancano le strade per arrivare alla stazione dei treni. Non ci sono vincoli o trattati che tengano, di fronte alla morte degli italiani.