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Editoriali

QUANDO L'IMMAGINE VINCE SUL CONTENUTO

Il Time, famoso giornale internazionale, ha eletto quale “Uomo dell’Anno” Papa Francesco. Indubbiamente è un grande personaggio, mediatico, che ha saputo conquistare la simpatia e il consenso non del solo mondo cattolico. Ma non è stato troppo presto tributare un simile riconoscimento? Di recente, correva l’anno 2009, è stato conferito il premio nobel per la pace a Barack Obama che ha poi disatteso molte delle attese che erano state riposte; un esempio è quanto avvenuto nel 2013 in Siria. Vladimir Putin, nonostante tutte le critiche che possano essere a lui rivolte, ha salvato quest’anno il mondo da una possibile guerra mondiale ma non ha ricevuto, a differenza di altri, alcun riconoscimento.

Per Francesco, solamente nei prossimi anni si potrà tracciare un bilancio del suo pontificato. Un bilancio finale primitivo lo possiamo fornire per Benedetto XVI che l’undici febbraio 2013 decise di abdicare pronunciando la famosa frase:

Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino… Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005.

Il bilancio di pontificato non è facile da riassumere in poche righe soprattutto se ci troviamo di fronte a una figura come quella di Papa Ratzinger. Il suo è stato uno dei pontificati più duri degli ultimi 60 anni; ha dovuto raccogliere la difficile eredità lasciata da Giovanni Paolo II e ha traghettato la Chiesa tra le numerose tempeste che l’hanno coinvolta. Il nome stesso che decise di darsi ne è una conferma visto che si rifece alla figura di Benedetto XV, il pontefice della Grande Guerra. Figura non mediatica, Benedetto XVI venne, a prova di ciò, ingiustamente contestato con il discorso di Ratisbona del 2006. La mancanza di una forte immagine mediatica da parte di Ratzinger ebbe proprio qui la sua principale affermazione. Nel discorso, indubbiamente di  alto contenuto culturale, non si può far a meno di osservare che fu solamente una frase a essere quella oggetto della controversia; ovvero una frase all’interno di un discorso che affrontava numerosi argomenti e temi. Eppure  il Papa ha ricordato anche la dichiarazione, elaborata durante il Concilio Vaticano II, Nostra Aetate e ha precisato che «l’atteggiamento della Comunità ecclesiale nei confronti delle religioni non cristiane», riaffermando il rapporto speciale che i cristiani hanno con gli ebrei, la stima verso i musulmani e i membri delle altre religioni, confermando «lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi discriminazione o persecuzione religiosa».Numerose volte egli ha incontrato esponenti del mondo islamico, come a Colonia, durante il viaggio in Terra Santa e a Istanbul, dove ha compiuto l’inedita e per certi versi storica visita alla Moschea Blu. La storia comunque lo ricorderà per il “Gran Rifiuto” o forse per quel potere che solamente un teologo come lui poteva osar darsi; quello di andar contro alla legge che si è Papa sino alla morte. Chi è allora Benedetto XVI? Forse solo “un umile pastore nella vigna del signore” o forse altro?

M.S.