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Editoriali

SOLITE DISCUSSIONI, SOLITI DATI DI FATTO

La nostra autonomia è stata in questi giorni attenzione dei media nazionali. Sono quindi riemerse polemiche sia da parte degli abitanti delle restanti regioni, che si lamentano dei nostri privilegi, sia da parte nostra, che non abbiamo accettato simili accuse.

Il rischio che l’autonomia ci venga tolta resta però un timore infondato anche perché è sancita, e quindi garantita, da un trattato internazionale, l’Accordo Degasperi-Gruber che risale al 5 settembre 1946.

Celebri a riguardo sono le parole di Marco Giordani, presidente del consiglio provinciale dal 1993 al 1998, che ricordò, con riferimento al primo di questi elaborato, che lo “Statuto come atto che riconosceva l’esigenza di assicurare agli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano e a quelli dei vicini Comuni bilingui della provincia di Trento completa eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana. Il quadro entro cui collocare la particolare autonomia e tutela doveva essere determinato “consultando anche elementi locali rappresentanti la popolazione di lingua tedesca”. Se si fa riferimento al testo letterale, l’accordo non sosteneva né la tesi della Regione unica né quello dell’autonomia separata per l’Alto Adige. “Nel possibilismo delle eventualità proprie dei documenti diplomatici” la questione era e rimane aperta, ed assorbe ancora buona parte del dibattito politico in ordine alla prospettiva futura dell’autonomia e della Regione, che ne è uno dei cardini istituzionali».

Se quanto affermato può gettare ombre sulla sorte del nostro territorio provinciale, vi è una maggiore tutela nei confronti di Bolzano, è altresì vero che è assolutamente improbabile che vi possa essere una riduzione di poteri a danno del Trentino.

Il nostro Statuto è garantito da una legge costituzionale che come tale prevede sue particolari forme di revisione, modalità ben diverse rispetto a quelle previste per una legge ordinaria. A questo elemento dobbiamo anche aggiungere l’incapacità del legislatore di approntare riforme costituzionali. Pensiamo per esempio alla grande riforma istituzionale che dopo oltre trent’anni non accenna ancora ad arrivare, stessa cosa riguarda anche le poche materie sottoposte a revisione costituzionale quali quelle inerenti al federalismo.

Con la modifica del Titolo V della costituzione nel 2001 si doveva innestare un processo attuativo, una materia era il “federalismo fiscale”, che dopo oltre 13 anni non ha ancora visto la luce. In conclusione non disperiamoci e lasciamo Bruno Vespa giocare con i suoi plastici.

G.C.