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GLI STATI UNITI ELIMINERANNO LE ARMI CHIMICHE SIRIANE

Tutto è bene quel che finisce bene. Gli Stati Uniti molto preoccupati, durante la scorsa estate, delle armi di distruzioni di massa del regime di Bashar Assad, potranno distruggerle senza spargimenti di sangue dovuti a una possibile guerra mondiale.

Saranno loro infatti a distruggere l’arsenale chimico siriano. In tutto si tratta di circa 1.300 tonnellate, tra cui il letale gas Sarin ed il vescicante Iprite. La notizia è stata resa nota dall’Opcw (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche). Il merito della nuova politica di polizia internazionale è comunque della Russia, dietro la forte spinta diplomatica di Papa Francesco. L’accordo prevedeva la distruzione delle sole armi ma restava il problema della loro ricollocazione. Nessuno fino ad ora si era voluto assumere l’incarico. Ora lo stallo si è sbloccato con l’inizio dei lavori fissato al 31 dicembre. Gli Usa hanno pronta una loro grande nave ausiliaria, la “Mv Cape Ray” (30,500 tonnellate), per effettuare in mare tutte le operazioni necessarie alla messa in sicurezza delle sostanze pericolose. Sulla nave, lunga 197,5 metri e larga 30, sarà montato un impianto per l’idrolisi in grado di separare i componenti chimici pericolosi che si trasformeranno però in 7.700 litri di scarichi, che saranno conservati in 4.000 container.

Come trattare le sostanze? Il gas nervino Sarin – di cui già ci sono state nella storia delle applicazioni – non dovrebbe apparire pericoloso, sembra strano ma assume le sue terribili caratteristiche solo quando i due componenti che lo compongono vengono uniti assieme. L’Iprite presenta invece caratteristiche diverse ed è assai pericoloso da gestire. Situazione sulla via della normalizzazione anche per quello che riguarda la diplomazia. Gli ambasciatori europei, secondo quanto scritto dal quotidiano libanese L’Orient le Jour, hanno “ripreso discretamente la strada per Damasco” Il tutto quindi sembra orientarsi verso una progressiva normalizzazione ma la guerra civile in Siria continua.

Michele Soliani