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Tensioni nei Balcani: il Kosovo vuole l’esercito per proseguire verso l’indipendenza

La Repubblica del Kosovo ha intenzione di trasformare la KSF (Kosovo Security Force) in un vero e proprio esercito. La decisione è in netto contrasto con la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite del 1999. Prístina lo considera un passo fondamentale per un’effettiva indipendenza e un futuro ingresso nell’Unione Europea e nella Nato.
La Risoluzione prevedeva solo la cessione di autonomie alla regione del Kosovo da parte di Belgrado rimanendo tuttavia territorio di quella che nel 1999 era la Federazione Jugoslava, ora Serbia. Ma il 17 febbraio 2008 il Kosovo ha proclamato la propria indipendenza venendo riconosciuto, a oggi, da 115 Stati. Sul suo territorio operano ancora le missioni United Nations Interim Administration Mission in Kosovo ed European Union Rule of Law Mission in Kosovo necessarie ad aiutare la formazione delle istituzioni necessarie al neo-Stato.
La decisione di istituire l’Esercito ha incontrato l’opposizione della Nato, il cui Segretario Generale Stoltenberg ha invitato il Presidente kossovaro Hashim Thaçi a compiere un passo indietro per evitare di acuire le tensioni con la Serbia. Anche l’Unione Europea ha invitato alla prudenza. Per questa ragione il Governo della piccola nazione balcanica si è rivolto direttamente a Washington, affermando di sentirsi minacciata dalla Russia ancora prima che dalla vicina Serbia, storico alleato di Mosca.
Non è segreto che l’Amministrazione Trump ha sempre appoggiato le posizioni del Kosovo; inoltre una parte del Congresso guidata dal deputato Engel ha invitato l’esecutivo ad attuare tali decisioni in contrasto al processo di riarmo attuato da Belgrado negli ultimi tempi grazie agli aiuti provenienti da Russia e Bielorussia.
Molto dura la risposta di Mosca, che attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri Zacharova ha affermato che Pristina vuole provocare un’invasione serba della regione, oltre al fatto che la decisione è in aperto contrasto con tutti i trattati di pace firmati nel 1999 a seguito del duro conflitto balcanico.
Nel territorio kosovaro è presente dal 1999 la Kosovo Force della Nato che conta 5.000 effettivi e ha il compito di garantire la sicurezza esterna e mantenere l’ordine interno tra le varie etnie, favorendo una coesione pacifica e costruttiva in supporto alle missioni sopracitate.
La regione balcanica rischia di tornare un focolare di tensione all’interno dell’Europa. Numerose nazioni stanno intraprendendo un notevole processo di riarmo, in particolare Serbia e Croazia. Belgrado ha ottenuto alcuni sistemi antiaerei missilistici “Buk” e aerei da caccia Mig 29 Fulcrum da Mosca e Minsk. Zagabria dal canto suo ha rafforzato la componente terrestre acquistando blindati e artiglieria dal surplus dell’esercito tedesco; inoltre la Croazia è alla ricerca di un nuovo aereo per uniformarsi alle richieste dell’Alleanza Atlantica.
Altro importante elemento che mantiene alta la tensione nella Regione – e indirettamente tra Washington e Mosca – è l’ingresso del Montenegro nella Nato. L’argomento aveva acceso un infuocato dibattito in seno al Senato americano tra chi, come il senatore John McCain, è favorevole all’ingresso di Ucraina e Georgia e chi, come i senatori Mike Lee e Paul Rand, non vede interesse nell’adesione di questo Paese, considerandone anzi il comportamento come azzardato nei confronti di Mosca.
Secondo le parole del Segretario di Stato Rex Tyllerson, l’adesione del Montenegro al Patto del Nordatlantico potrebbe divenire effettiva con il vertice Nato di Bruxelles, al quale presenzierà il Presidente Trump,  in programma il prossimo 25 maggio. Il Cremlino, tramite il suo ambasciatore alla Nato, ha espresso il proprio disappunto riguardo alla politica delle “porte aperte” intrapresa dall’Alleanza Atlantica.
Storicamente, in particolare nel secolo scorso, la regione balcanica è sempre stata caratterizzata da tensioni tra varie nazioni. Questo splendido territorio ha dovuto subire le due guerre balcaniche del 1912-13, seguite immediatamente dalla Prima Guerra Mondiale dove ebbe luogo il casus belli, il 28 giugno 1914. A fine guerra nacque come Regno di Jugoslavia e unì tutti i popoli sotto di sé per poi trasformarsi in Repubblica Popolare dal 1945. Con la morte di Tito nel 1980 l’equilibrio si ruppe e il decennio 1990 iniziò con violente e sanguinose guerre tristemente divenute famose.
A oggi quasi tutti gli Stati stanno aderendo alla Unione Europea sperando di garantirsi un futuro prospero, oltre che nella Nato per sentirsi più protetti. Ma non tutti hanno seguito questo percorso.
Stefano Peverati