Home » Lavoro che non c'è: dal Sud al Nord e Ritorno, la storia di Antonio
Lavoro

Lavoro che non c'è: dal Sud al Nord e Ritorno, la storia di Antonio

Se poi i giovani che emigrano dal Sud arrivano al Nord e non trovano una posizione lavorativa stabile è evidente che – nella impreparazione nazionale – le alternative non sono molte: andare all’estero o tornare a casa? E’ questo il bivio davanti al quale molti giovani si trovano e non è affatto detto che sia sempre meglio fuggire.
La storia che oggi vi raccontiamo è un viaggio al contrario (e sempre più ce ne sono perché la crisi ha ucciso il mercato del lavoro giovanile anche nel Nord Italia, le aziende non possono assumere e i ragazzi, finito il primo periodo di esperienza, si ritrovano a secco).
Un viaggio al contrario dal Sud al Nord al Sud: Sicilia, Lombardia, Trentino, Calabria, che trova epilogo felice – forse – solo grazie all’amore.
Antonio è un giovane siciliano nato ad Agusta; è iperattivo, un lavoratore fantasioso che nel 2002 decide di cambiare la sua vita; addio alla Sicilia per iniziare un lungo viaggio (entusiasmante): “Ho iniziato a lavorare per Club Med, per l’animazione turistica, se guardate su Facebook la mia pagina – Antonio Caminito – è piena di video dove ci sono le riprese delle nostre serate”.
Passano gli anni e con il tempo dalla vita vagabonda che gli viene offerta dai Club Vacanze la voglia di passare a qualcosa di più stabile: da Como a Bergamo, per aprire una paninoteca in un centro commerciale. “Sono spesso andato anche nella televisione locale, mi conoscono tutti, facevo un personaggio di fantasia, cantavo le canzoni, sono stato molto amato”.
Antonio apre la sua paninoteca: la famiglia d’origine è della classe media italiana, quella padronale, che le politiche economiche stanno cancellando, la famiglia lo supporta e con le sue forze offre le garanzie per l’attività. Nel 2011 tutto sembra andare bene, fino a che nel 2015 il crollo: un contratto capestro, poche le risorse, Antonio spende in tasse governative e in iva e INPS tutto il suo patrimonio, compresa la casa di proprietà.
Oggi fa il cuoco a Trento in una grande multinazionale – che ha resistito alla crisi causata dalla globalizzazione del mercato eurodollaro – ma non ha ancora finito il suo percorso: “Vivo a Trento da un paio di anni, ho conosciuto una persona che amo, tornerò al Sud, in Calabria, per me emigrare al Nord in cerca di lavoro si è rivelata una fregatura!
E non è il solo: il sistema che obbliga a lasciare tutto per ricominciare da zero al Nord – ad oggi – è uno specchietto per le allodole, come sono specchietti per le allodole le offerte di lavoro che sono tirate nei piedi agli italiani, per andare all’estero.
Antonio torna al Sud, probabilmente entro la fine dell’anno si sposerà, con Nino, conosciuto a Trento, una storia al contrario, che serve però da monito ai giovani che barattano le poche certezze con specchietti per allodole. Antonio non è antiquato, non è uno che non ci sa fare, è moderno, eppure si è scontrato con il mercato del lavoro e con l’impresa in Italia. Non è il solo: sono sempre più i ragazzi a cui lo Stato ha rubato tutto, primo il futuro. “Ad oggi conviene non possedere più niente – dice Antonio – perché si prendono tutto!”
Ed è proprio quello che vogliono fare pensare ed ottenere, i politici moderni, quando parlano di società liquida, mobilità e flessibilità del giovane! La verità sull’Europa, per cortesia!
Di Martina Cecco