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Pensieri in Libertà

Il doping USA fa bene

Dopo gli hacker che hanno rivelato le ingerenze statunitensi nelle questioni del mondo intero, è ora la volta degli hacker che hanno smascherato lo squallore del mondo dello sport asservito agli Usa ed agli sponsor degli atleti statunitensi. La banda bassotti che ha squalificato l’intera nazionale russa per le paralimpiadi, che ha eliminato l’atletica russa dalle olimpiadi, che ha squalificato il marciatore della nazionale italiana sulla base di un’analisi che qualsiasi bambino dell’asilo avrebbe considerato fasulla, ecco questa banda ha chiuso occhi, orecchie e bocca di fronte ai comportamenti degli atleti statunitensi. Con la giustificazione che i prodotti vietati erano accompagnati dalla ricetta dei medici degli atleti. Dunque, se sei statunitense e sei appoggiato da sponsor potenti, puoi prendere tutto ciò che vuoi, basta che te lo ordini il tuo medico. Se non sei americano, però, non puoi prendere nulla. In caso contrario la squalifica colpisce te e tutti i tuoi colleghi, a prescindere dal comportamento individuale. E’ evidente che lo sport è diventato uno degli elementi fondamentali del soft power. Il bugiardissimo italiano, con i suoi giornali e le tv di servizio, ha marciato per giorni sulle medaglie olimpiche dell’Italia. Una marcia trionfale, dimenticando che altri Paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Germania e persino la Francia avevano fatto meglio di noi. Particolari irrilevanti nella narrazione dei professionisti della disinformazione. Gli stessi che, mentre sostengono la candidatura di Roma per olimpiadi future, dimenticano casualmente di ricordare gli scandali e le porcate dei mondiali di calcio di Italia 90. Massì, c’è da abbuffarsi, va tutto bene. Il problema è che tutto questo schifo non ha nulla a che fare con lo sport, quello vero. Ma il rimbambimento delle popolazioni deve trasformare i sudditi in tifosi non ragionanti. Non importa se si scoprono le infiltrazioni mafiose nelle curve degli stadi e nei rapporti con le società di calcio. L’importante è che la squadra mafiosizzata segni un goal in coppa. Non importa se le federazioni internazionali squalifichino gli avversari più pericolosi per ragioni meramente politiche, l’importante è vincere una medaglia anche gareggiando da soli. In fondo è sempre e solo questione di mafia. Che si tratti di mafia politica internazionale o di mafia economica locale. Soldi e sponsor, soft power politico e vendette internazionali. Ma poi gli ipocriti vanno in giro per le scuole raccontando la favola di uno sport pulito che fa bene alla salute, che insegna la lealtà ed il rispetto, l’onestà ed i valori dell’amicizia. Poi arrivano gli hacker e smascherano una realtà molto diversa. Alla quale, ovviamente, fingono di non credere i soliti disinformatori di servizio, pronti a giurare sul fisico asciutto di una tennista statunitense o sulle cosce affusolate di una ginnasta dello stesso Paese. Occhio non vede, informazione non nuoce