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Pensieri in Libertà

SCELTE DOLOROSE? SAREBBERO MEGLIO IDEE INTELLIGENTI

Servono scelte dolorose, assicura Squinzi. Come se non fossero state sufficienti quelle, demenziali e controproducenti, prese sino ad ora. Serve più coraggio da parte delle famiglie che devono spendere, aggiunge Deaglio-Fornero, come se le follie della sua signora non fossero responsabili del sacrosanto timore che attanaglia le famiglie italiane. Il burattino prosegue nella sua maratona che, non più con uno sprint ma passo dopo passo, ci condurrà alla rovina nonostante gli ossequi di una dis informazione sempre più asservita. La vignetta con il burattino impegnato con il gelato mentre la barca affonda non era un attacco all’Italia, ma solo al burattino bugiardo, incapace, viziato e permaloso. Quello che vive di twitter e facebook mentre la sua banda di incompetenti prosegue nella distruzione del Paese. Certo, non da soli. Mancano le idee ai politici e mancano agli imprenditori. La disoccupazione cresce? Come la combattiamo? Ma aumentando la possibilità di licenziare. La produttività cala, a differenza di quanto avviene altrove? Come affrontiamo il problema? Non con investimenti per innovare impianti e organizzazione del lavoro, ma buttando fuori chi ha più esperienza ed assumendo, come precari, giovani inesperti e disposti ad accettare salari da fame. Quelli bravi possono anche andarsene, qui servono braccia, non cervelli.

Ed è un falso che la disoccupazione italiana sia cresciuta solo di mille unità al giorno. Cresce ad un ritmo 4 volte superiore. Ma il dato è mitigato perché, contemporaneamente, aumenta l’occupazione degli stranieri, disperati e disposti a tutto. Il risultato è di 30mila disoccupati in più al mese, ma come differenza tra 120mila italiani cacciati dal lavoro e 90mila stranieri con nuova occupazione. Giusto così: hanno votato i 120mila licenziati? Chi hanno votato? Eppure, secondo Squinzi, si devono fare altre scelte dolorose. Per poi fingere di stupirsi se gli italiani riducono gli acquisti. E quando sono obbligati a comprare, scelgono prodotti sempre meno costosi, sempre più stranieri.

“Che vergogna, comprate da Decathlon prodotti stranieri a 5 euro, invece della qualità italiana a 50 euro”. Vero, ma se i salari sono da fame, perché mai si dovrebbero spendere 50 euro per la qualità invece di 5 euro per la necessità immediata? Così ci si abitua all’idea della recessione, della deflazione, della crisi irreversibile. Chi può manda i figli all’estero, gli altri li preparano ad una vita da sfruttati in concorrenza con gli altri poveri arrivati dall’Africa. Ma servono scelte dolorose. Come quelle di svendere agli avvoltoi internazionali le quote delle aziende pubbliche. Aziende che, ogni anno, garantiscono utili e dividendi allo Stato. E che, una volta svendute a poco prezzo pur di far cassa, non renderanno nulla allo Stato e aumenteranno le tariffe ai cittadini per far guadagnare di più gli avvoltoi. E le grandi aziende private? “Telecom vince la sfida in Brasile”, assicuravano i media di servizio. L’ha persa, la sfida. Ma va bene lo stesso. E’ la dis informazione, bellezza. Lo specchio perfetto di questo Paese alla deriva