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DESTRA O DESTRE: QUALE FUTURO?

La polemica che in questi giorni sta imperversando nel mondo della destra, riguardo il futuro della Fondazione Alleanza Nazionale (che si deciderà all’Assemblea dei sostenitori del 3 Ottobre) mette in luce molti altri aspetti da tenere in conto.

Le elezioni del 31 Maggio avevano prospettato per le destre uno scenario roseo: vittoria in Liguria e Veneto (dove tutte le forze erano unite sotto un’unica bandiera), ottimi risultati in termini di percentuale nel Centro-Italia, vittoria sfumata di poco in Campania e un segnale importante di forza della corrente meno “moderata” in Puglia. Date queste premesse, la possibilità di poter tornare a contare veramente qualcosa nel 2018 sembrava molto più di un sogno.

Cos’è successo allora? Generalmente, quando una squadra inizia a vincere e si trova costretta a fermarsi per una sosta della nazionale, l’allenatore si lamenta perché, alla ripresa, si trova una squadra senza lo stesso entusiasmo di prima. Ecco, se esistesse un allenatore delle destre probabilmente si sentirebbe così dopo la sosta estiva.

Un’escalation di polemiche tanto futili quanto sterili, di martellanti accuse senza senso, di giochi e intrighi di palazzo che invece alla destra (o meglio, a una certa destra) non sono mai appartenuti. Una serie di strategie sottobanco per cercare di trovare un leader credibile per sostituire, in un’ipotetica grande coalizione, Berlusconi.

E da questo sono nate divisioni, scissioni, addii, ritorni, accuse, risposte: tutto materiale che non solo rinforza chi già è forte, ma divide e mina il lavoro di chi, con tanta fatica e altrettanto impegno, cerca di ricostruire qualcosa che, dopo il 27 Novembre 2013 (decadenza di Berlusconi) sembrava impossibile da rimettere in piedi.

Una piccola serie di guerre sia contro gli avversari comuni, ma su questioni futili o, quando si fosse trattato di una questione importante, in modo ripetitivo, sia contro gli avversari interni (già solo una definizione del genere non dovrebbe nemmeno essere pensata) per poter ottenere quel briciolo di potere in più. Che poi si tratta di un potere “monco”, visto che se prima non si costruisce un’area si rischia di essere leader solo di se stessi. Non è re chi ha un vasto regno, è re chi ha un vasto popolo, e pertanto bisogna per prima cosa ritrovare il popolo.

La destra sta subendo ciò che accadde alla sinistra berlusconiana, ossia un’infinita divisione interna in fazioni, correnti, partitini, pur di arrivare a un accordo per scalzare il Cavaliere. Bisognerebbe evitare di diventare la destra renziana, che ha lo scopo unico di sovvertire il Premier per poi non sapere cosa fare in caso di vittoria.

Bisognerebbe smettere di dire sempre “basta” e “no”, ma iniziare a proporre alternative. Bisognerebbe smettere di cercare a tutti i costi un nemico, ma iniziare a trovare anime affini con cui affrontare la prossima campagna. Bisognerebbe smettere di respingere e rifiutare persone quando si condivide con queste la maggior parte del proprio pensiero.

La politica della guerra e della distruzione, senza una contemporanea serie di proposte, risulta una politica priva di contenuti, che non porta ad alcuna crescita, prima ancora che ad una vittoria.
Riccardo Ficara