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Politica

Grillo e il complicato rapporto con la libertà di stampa

Quando Grillo usava la mancanza di libertà di stampa per attaccare politici e giornalisti nessuno si sarebbe mai aspettato che, alla fine dei conti, sarebbe finito per diventare oggetto di aspre discussioni circa quest’ultima.
Il giorno dopo la consueta classifica redatta da Report senza frontiere infatti, il leader pentastellato è finito per essere apostrofato come una delle cause principali dell’odierna limitazione della libertà di stampa in Italia: “l’Italia guadagna 25 posizioni nella classifica sulla libertà di stampa, eppure – sottolinea la stessa organizzazione di RSF – nel nostro paese restano intimidazioni e minacce. Come quelle di Beppe Grillo, sottolinea sempre Rsf, che “non esita a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che gli danno fastidio”.
Insomma, chi di “Rapporto ferisce, di Rapporto perisce”, riportando il titolo dedicato alla vicenda dal Corriere della Sera: dopotutto, negli anni scorsi, era stato proprio il leader M5S a denunciare la cattiva posizione dell’Italia nella classifica di RSF per criticare l’eccessiva ingerenza della politica nei giornali. Ma siamo davvero sicuri che, in fin dei conti, tutto questo parlare di Grillo e degli attacchi da lui rivolti alla stampa italiana “di regime”, in realtà non ne abbiano amplificato l’immagine? D’altronde è sociologicamente comprovato il fatto che i media, soprattutto quelli allineati, godano di una notevole “posizione dominante” sull’andamento decisionale delle masse: per dirla alla Noam Chomsky, “i proprietari di questi network non vogliono affatto ascoltatori in grado di decidere e partecipare; ciò che desiderano è un popolo passivo di consumatori e spettatori della politica[…]”.
Una sorta di “teoria sociologica” cardine per gli studi sulla comunicazione di massa, soprattutto in relazione al cosiddetto “quarto potere”: termine indicante la capacità della stampa – ancora molto attuale – di orientare l’opinione pubblica in merito a differenti temi. «Io sono un’autorità su come far pensare la gente » afferma Charles Kane al maestro di canto di sua moglie, nel noto film “Quarto potere”: che sia effettivamente così?
Prendendo come riferimento un sondaggio dell’istituto demoscopico americano Gallup, il 2016 è stato l’anno in cui è stato toccato il punto più basso nel tasso di fiducia degli americani nei confronti dei media. Un crollo dell’ 8% rispetto al periodo che va dal 2013 al 2015, in cui la fiducia di coloro che facevano riferimento ai media per orientarsi nelle loro scelte era decisamente più alta.
Secondo Gallup a incidere sul calo della fiducia, nei confronti dei media tradizionali, è stato il progredire dei nuovi sistemi d’informazione: quest’ultimi, sorti anche grazie all’ausilio del web e “all’esplosione dei social media e dei blog”, nonostante vengano etichettati come “più bassi standard di giornalismo”, hanno tuttavia spostato l’ago della bilancia a favore di chi ripone sempre più fiducia in questi nuovi mezzi di comunicazione. Sempre lo stesso studio Gallup, prendendo come riferimento le ultime elezioni americane, evidenzierebbe infatti come sempre più elettori abbiano cominciato a nutrire pregiudizi nei confronti dei media tradizionali a partire dallo scontro sulla campagna elettorale tra Donald Trump e Hillary Clinton. Un vero e proprio fallimento dei media americani in quell’occasione, che ha alimentato ancor più quel senso sempre più esteso di “odio” nei confronti della stampa allineata e di “regime”.
Così facendo attori del calibro di Marine Le Pen e Donal Trump, ma anche di Grillo, sono finiti per acquisire maggiore notorietà e consenso – da gran parte dell’elettorato – proprio per il loro criticare la stampa ed essere, per tale motivo, apostrofati dagli stessi giornalisti  come “cause” di tutti i mali. Ma si sa, “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, diceva un antico proverbio.
di Giuseppe Papalia

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica.