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Jeffrey Scudder, un'insospettabile spia

La potenza dei romanzi e dei film: ecco cosa cambia l’opinione e la visione della realtà di tutti. Nel caso di spie e spionaggio, immaginiamo queste due categorie come nei più film o romanzi su James Bond: un signore distinto, dai capelli scuri, dall’aplomb tipicamente inglese, pieno di armi e gadget che fanno strabuzzare gli occhi; aggiungeteci le innumerevoli volte che il nostro agente preferito ha visto in faccia la Morte e le belle donzelle di cui si circonda e avrete il quadro completo.
Bond, come tanti suoi epigoni, soddisfa il nostro desiderio di avventura e di evasione fuori dall’ordinario, con quel tocco di classe e perfezione che spazza via subito la trivialità dei giorni nostri.
E se venisse detto che un suo epigono ha colpito qualche tempo fa, nel paese più sospettoso e spione del mondo? E se venisse detto che è un normale uomo di mezz’età, con gli occhiali, pancetta da birra, una moglie e una figlia inserite nel tipico quadro del “sogno americano”? Scommetto che nessuno ci crederebbe. Eppure, il “crimine” di cui Jeffrey Scudder si è macchiato è, per la CIA, la curiosità, che prima l’ha promosso sul campo e poi l’ha gettato tra i dannati.
Nel lavoro di catalogazione e di archiviazione, Scudder aveva avuto l’incarico di digitalizzare le innumerevoli carte e faldoni, ma aveva scoperto una strana irregolarità: migliaia di resoconti, investigazioni e ricerche che la “Compagnia” avrebbe dovuto pubblicare per effetto della FOIA, la legge sulla libertà d’informazione, ma non erano mai stati resi noti.
Scudder afferma che li ha scoperti dopo aver assunto un incarico nel 2007 come responsabile di progetto per la divisione collezioni storiche della CIA, un ufficio istituito a sistemare gli archivi dell’agenzia per materiali – vecchi di decenni – che possono essere rilasciati senza causare alcun rischio per la sicurezza.
1600 dossier che raccontavano di cosa la televisione sovietica trasmetteva, del ruolo delle donne nel secondo conflitto mondiale, nulla che avrebbe messo in pericolo l’attuale precario equilibrio fra gli Stati e i loro operatori. L’ostinazione di Scudder e la stoltezza dei burocrati della Cia bastarono una persona ingrata e sospettabile. Era un’arma letale, una spia che aveva commesso l’errore di pensare che la CIA tenesse a quella Costituzione e a quelle leggi americane che aveva promesso solennemente di difendere.
Scudder divise i documenti in due categorie: ricerca di nuove copie digitali di articoli già designati per il rilascio e l’altra finalizzata ad articoli ancora da pubblicare. Ha stilato innumerevoli fogli di calcolo elencando i titoli di quegli articoli che voleva poi scansionare, e ottenne il permesso di portarli a casa in modo da poter stilare la sua richiesta nel tempo libero.
A gennaio la situazione è cambiata, ovvero quando fu detto a Scudder che non avrebbe affrontato accuse penali. In realtà, la sua carriera alla CIA era finita. L’agenzia aveva iniziato un’indagine interna che ha ritenuto che la richiesta di Scudder “conteneva titoli classificati” e che aveva eliminato l’etichetta “TOP SECRET” da un documento, secondo un memo di una scheda personale.
Scudder fu sollevato dall’ufficio Storico e trasferito a incarichi più bassi, sospeso senza stipendio, ammonito ed emarginato, minacciato di licenziamento per inosservanza del patto di riservatezza con privazione della pensione guadagnata in vent’anni di onorata carriera, in un’escalation di mobbinge di prepotenze terminato nella denuncia per spionaggio e nel blitz a casa sua degli uomini del Fbi. Oggi Scudder lavora per una società di privati che si occupa di sicurezza aziendale (l’ironia del fato).
Le sue richieste furono accolte almeno in parte. Lo scorso anno la CIA ha consegnato agli archivi nazionali oltre 1.400 articoli che Scudder aveva identificato come mancanti pur essendo autorizzato il rilascio. Scudder sostiene però che ne mancano ancora molti e non sa se vedranno la luce.
A questo punto, ovviamente, si deve aggiungere la solita avvertenza che abbiamo la sola versione di Scudder di questa storia. La CIA rifiuta naturalmente di commentare. In un momento di rinnovato dibattito sul corretto equilibrio tra riservatezza e responsabilità per le agenzie di spionaggio statunitensi, il caso di Scudder rivela fino a che punto può essere intenso il disaccordo anche all’interno di queste organizzazioni.

Pasquale Narciso
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