Home » MARINE LE PEN HA ASFALTATO D'ALEMA?
Politica

MARINE LE PEN HA ASFALTATO D'ALEMA?

Una grande serata per Giovanni Floris che ha invitato a diMartedì Marine Le Pen. Molti avrebbero potuto pensare che lo scopo fosse quello di mostrare ai telespettatori italiani quanto fosse scadente la proposta politica del Front National, ma il risultato è stato solo quello di umiliare Massimo D’Alema, mostrare una Rosy Bindi non convincente e politici italiani bravi solamente nelle parole.
Uno scontro epico, due opposte ideologie che si scontravano nell’arena della televisione targata Urbano Cairo. L’inizio non è stato particolarmente focoso: I due politici si limitavano semplicemente a rispondere alle domande del conduttore. Dopo un discorso di D’Alema, la leader del Front National ha commentato “un sermone da un comunista”. E lui, polemicamente e immediatamente, ha chiesto duro a “Madame Le Pen” se sia “nostalgica” del periodo bellico; un tentativo di usare il fascismo per criminalizzare l’avversario, peccato che stesse parlando con un esponente politico che non ha alcun elemento che si ricolleghi al ventennio mussoliniano. Marine Le Pen, forte di questo elemento, ha potuto tranquillamente attaccare e , subito dopo un discorso di D’Alema a favore della moneta unica, ha attaccato dicendo: “queste cose ce le venivano dire persone come lei quando è fallito il modello sovietico, per convincerci che il motivo era che ce n’è stato poco”.
È implacabile e non si ferma, D’Alema ha provato con la carta dell’integrazione europea a rialzare la sua immagine mediatica affermando: “poter passare liberamente quelle frontiere (frontiera tra Francia e Germania n.d.r) è una grande conquista di civiltà”.
“Sa qual è la differenza tra di noi? Quella tra chi difende chi ha la possibilità di andare per il weekend tra Francia Germania e io che difendo chi, a causa della vostra politica, non può farlo” risponde così per poi biasimarlo chiedendogli “ma perché fate politica voi che parlate così?”, con queste parole Marine Le Pen ha subito freddato il discorso di D’Alema.
Un successo per la leader del Front National in un programma in cui il conduttore di “diMartedì” è noto per essere un antirenziano e rappresentare la minoranza del partito democratico in modo notevole è stato un passo falso. D’Alema e Rosy Bindi non si sono mostrati energici nelle risposte come ci si aspettava, Marie Le Pen invece tranquillamente è riuscita ad affrontare le domande di Giovanni Floris. Non è da sminuire la bravura nella dialettica di questa, è altresì vero che non si è visto un duro scontro tra lei il Segretario dei Democratici di Sinistra.
D’Alema ha usato la carta del comunismo quale chiave di volta per combattere il fascismo, ma la battaglia antifascista è ormai finita visto che manca da anni l’avversario. Marine Le Pen ha toccato argomenti reali quali l’aumento della disoccupazione, l’insostenibilità dell’immigrazione, i limiti che impone l’Unione Europea allo sviluppo dei singoli Stati nazionali.
Il successo della leader del Front National su La7 è dovuto anche agli studi fatti da Jean Thiriart nel 1964; questi aveva avvertito che la gente ama l’Europa quando questa assicura migliori condizioni economiche e che smette di essere europeista quando i portafogli sono vuoti. Il successo elettorale delle forze politiche popolari antieuro è riscontrabile in questo profondo malessere; il sostegno di cui godono persone come Salvini difficilmente può essere compreso da coloro che vivono nell’agio, semmai già organizzando le vacanze di Pasqua.

Non è neanche da sottovalutare l’ipotesi che D’Alema abbia voluto mostrarsi debole nello scontro televisivo contro Marine Le Pen. In circa un’ora è risultato una persona inoffensiva, perfetta per salire al Quirinale. Molti Capi di Stato sono stati scelti proprio per questa caratteristica. L’ex Presidente del Consiglio gode, del resto, della fiducia di Silvio Berlusconi e quindi potrebbe essere facilmente un candidato che soddisfi le varie anime presenti nel Parlamento. Salvo sorprese, difficilmente il prossimo Presidente della Repubblica verrà eletto al primo scrutinio. La componente antirenziana all’interno del Partito Democratico non sta accettando gli accordi in merito che coinvolgono Renzi e Berlusconi. Probabilmente sarà necessario giungere oltre la quarta votazione, cercando un candidato che possa piacere anche alla minoranza Dem. D’Alema sarebbe perfetto e Renzi, ritenendolo inoffensivo, non potrebbe che sostenere la candidatura.

Michele Soliani