Home » Volt Europa: da oggetto misterioso a ultima vera alternativa europeista?
Eurozona Politica

Volt Europa: da oggetto misterioso a ultima vera alternativa europeista?

Si avvicinano le elezioni europee, vero banco di prova per il governo gialloverde e che potrebbero evidenziare nuovi equilibri in seno alla maggioranza, con la Lega che vorrebbe interpretare il ruolo di partito “pigliatutto” in seno al centrodestra.

Tra i tanti movimenti ai quali si sta assistendo – come ad esempio lo spostamento verso il centro da parte di Forza Italia o le tante correnti socialdemocratiche che intendono spartirsi ciò che rimane del Partito Democratico – c’è chi si sta muovendo apparentemente nell’ombra, ma sta invece riscuotendo un discreto interesse.

Si tratta del movimento Volt Europa, di cui molti ancora ignorano l’esistenza, ma che sta muovendo diversi passi e si sta diffondendo in modo capillare, con l’apertura di circoli in tutta Italia. Proprio il nostro Paese è molto coinvolto nel progetto, dal momento che il principale fondatore è Andrea Venzon e l’Italia conta il maggior numero di iscritti all’associazione che si è prefissata l’obiettivo di partecipare elle elezioni europee del 2019.

Sarebbe il secondo banco di prova per il movimento che ha scelto il viola come colore rappresentativo: alcuni iscritti a Volt nel Belgio si sono infatti candidati alle elezioni comunali, ma il risultato più rilevante è stato uno 0,5% raccolto nella città di Anversa, dove correvano in coalizione con il Partito Pirata locale. 

Tuttavia non bisogna sottovalutare l’impatto che questo movimento può avere: Volt ha infatti uno stile comunicativo molto più vicino ai giovani rispetto a quello che può avere attualmente il Partito Democratico e non è da escludere che possano portare via molti voti proprio al principale partito di centrosinistra in Italia. Certo, il rischio è che ci sia +Europa a rappresentare un’alternativa al momento più credibile, ma non è da escludere una partecipazione in tandem.

Il programma di Volt è presto detto: innanzitutto, è doveroso che gli Stati nazionali siano più efficienti, con un doppio movimento di riduzione della burocrazia cartacea – abbracciando così la digitalizzazione – e di maggior attenzione alla spesa pubblica al fine di ottimizzare le risorse pubbliche, evidenziando la natura liberale e liberista del movimento.

Essendo però un movimento che risponde alle esigenze della corrente sociale dell’ideologia liberale, si ritiene che bisogni lavorare sì per la crescita, ma promuovendo politiche di uguaglianza sociale, raggiungendo le pari opportunità sia in termini economici sia in termini sociali. Un’integrazione a 360 gradi.

Il terzo punto, cruciale, riguarda la riforma dell’Unione Europea: Volt infatti si propone come associazione per il federalismo europeo e per poter raggiungere quest’obiettivo e far valere la voce dell’Europa in modo paritario rispetto ai “giganti”  – Stati UnitiCina e Russia – è necessario che il Parlamento europeo sia un organo rappresentativo di tutte le comunità, in modo efficiente e raggiungendo tutti gli enti attraverso una sempre più pervasiva democrazia diretta. Una strizzata d’occhio all’ala sinistra del Movimento 5 Stelle? O un tentativo di erodere i consensi proprio di quest’ultimo partito?

In realtà riassumere in così poche righe l’intero pensiero dei ragazzi al vertice di Volt è estremamente difficile nonché poco efficace. Gli ambiti toccati dal Manifesto di Amsterdam – il programma votato dall’associazione e che verrà presentato come programma unitario in caso di candidatura alle elezioni europee – interessano molti altri settori della società italiana ed europea.

Ad esempio, si parla di far entrare maggiormente la tecnologia anche nelle scuole, nella sanità e nella giustizia, per raggiungere i massimi livelli di innovazione, qualità ed efficienza. Si sostiene in particolar modo la green economy, portata come esempio di modello sostenibile del quale l’Europa può farsi promotrice. Il tutto senza dimenticare un’obbligatoria riforma fiscale, allineando la mole di tasse così da non creare squilibri.

Non volendo dare giudizi su questo movimento, specie perché è sempre apprezzabile vedere giovani impegnarsi per cambiare le cose, vanno però evidenziate alcune questioni. Il primo rappresenta la collocazione che il partito vorrebbe assumere: Volt si dichiara “né di destra né di sinistra” – il richiamo al Movimento 5 Stelle qui risulta inevitabile – ma dal programma mostrato si potrebbe tranquillamente paragonare alla sinistra progressista scandinava. Considerando la presenza dei già citati +Europa e PD, come può collocarsi nello scacchiere politico italiano senza risultare inevitabilmente un “doppione”?

Se poi ci si propone come federalisti europei – punto sul quale molto ci sarebbe da discutere e sicuramente sarebbe da lavorare in quel senso per non snaturare i principi che hanno portato alla fondazione dell’Unione Europa – sembra paradossale proporre di dare più poteri al Parlamento Europeo. Sicuramente è un punto sul quale i futuri esponenti di Volt dovranno preparare una spiegazione più chiara rispetto a qualche riga di programma.

L’ultima obiezione, facilmente ribaltabile, riguarda invece la nascita stessa del movimento. L’associazione dichiara di essersi formata in risposta alla Brexit, tema che tiene banco ancora oggi con il tribolatissimo accordo che Theresa May sta cercando di strappare. Ma in un’epoca in cui in Italia il Governo è assunto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, in Francia lo scontro sociale tocca vette inarrivabili, il Regno Unito sta dicendo addio all’UE, in Svezia i partiti europeisti non riescono a formare un governo, in Germania l’AfD raggiunge il massimo storico e l’Austria vede un governo ultraconservatore, è possibile parlare di “europeismo“? Oppure si tratta di voler continuare a non ascoltare la voce di pesante contestazione al Leviatano sovranazionale che – questa – UE rappresenta?

A Volt l’ardua sentenza.

Riccardo Ficara Pigini