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Società

Beato Rolando Rivi: il seminarista ucciso dai partigiani rossi

L’idea diffusa e in parte anche giustificata, è che il martire debba essere qualcuno di età almeno matura o anche giovane, in alcuni casi, ma non proprio giovanissimo. Anche per questo la tragica vicenda che ebbe per protagonista Rolando Rivi (1931–1945), di cui oggi si ricorda il martirio, ha dei contorni assai singolari: costui trovò infatti la morte in odium fidei a quattordici anni appena. E che morte, purtroppo: sequestrato dai partigiani, venne fatto prigioniero per tre giorni subendo le peggiori violenze a base, fra le altre cose, di micidiali colpi di cinghia che gli strapparono la pelle dalla schiena. Infine, venne condotto in un bosco presso Piane di Monchio, Modena, dove gli fu fatta scavare la propria fossa, gli venne asportato l’organo sessuale – che come ultima, terribile offesa gli sarebbe stato poi messo in bocca – e, fattolo inginocchiare, gli spararono due colpi di rivoltella, il primo al cuore e il secondo alla fronte. Una brutalità, converrete, persino difficile da immaginare e degna delle peggiori pellicole dell’orrore.
La ragione per cui al giovane venne riservato un trattamento simile era fin troppo evidente: costui era infatti in un giovane seminarista, indossava l’abito talare e si trovò suo malgrado a vivere fra Bologna, Modena, Reggio Emilia – il famigerato “Triangolo della morte” – dove, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale ed il periodo successivo, circa un centinaio fra sacerdoti e religiosi furono eliminati dai «rossi». Della tragica fine del giovane Rivi – venerato come Beato dall’ottobre 2013 – colpiscono, oltre alla giovanissima età, il suo coraggio e la sua piena consapevolezza dei rischi che correva, ad indossare l’abito talare. Che i familiari gli intimarono più volte di togliere, ottenendo dal giovane una risposta spiazzante: «Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela. Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù». Il coraggio di dirsi «di Gesù», come fece il giovane Rivi – la cui vicenda, per ovvie ragioni politiche, è stata per molto tempo rimossa – dovrebbe farci riflettere a lungo sulla nostra fede, così spesso vacillante e tiepida.

Riguardo l'autore

giulianoguzzo

Classe 1984, vicentino di nascita e trentino d’adozione, mi sono laureato in Sociologia e Ricerca Sociale (110/110) con una tesi di filosofia del diritto. Sono giornalista, sono caporedattore del mensile Il Timone e scrivo per il quotidiano nazionale La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro. Collaboro inoltre con Notizie ProVita.