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Elogio all'ultimo spot della Chicco

Bello, troppo bello. L’ultimo spot della Chicco è davvero troppo bello: in un minuto appena, prendendo spunto dai Mondiali di calcio da cui siamo stati esclusi – e dall’associazione tra vittorie della nazionale e il riempimento delle culle -, un inno a quel «baby boom» di cui la nostra povera Italia ha bisogno, oggi più che mai. Come tutte le cose troppo belle, ha subito innescato le critiche degli imbecilli, notoriamente i soli le cui madri stazionano vita natural durante in sala parto. Qualche genio ansioso di far vedere quanto la sa lunga, per esempio, si è subito precipitato a sottolineare come sia una leggenda metropolitana il fatto che nove mesi dopo i Mondiali nascano più bambini.
Ora, a parte che di leggende metropolitane su questi temi ne circolano tante e ben più gravi, tipo quella per cui gli saranno gli immigrati a pagarci le pensioni e a risollevare la natalità – tutte balle, dato che le nascite da madre straniera sono in calo (cfr. Istat, Indicatori demografici, 8.2.2018, p.5) -, non vedo perché fare le pulci a uno spot che segnala all’Italia l’unica cosa che le manca: i figli. Gli immigrazionisti, i cattolici che ascoltano la Bonino e Soros anziché i vescovi africani che implorano i loro giovani di non emigrare, i signori che da Capalbio invocano accoglienza nelle case altrui perché nei loro attici non c’è spazio infatti no, quelli mica ci mancano. Ma i figli sì. Sia lodata la Chicco per avercelo così spudoratamente ricordato.

Riguardo l'autore

giulianoguzzo

Classe 1984, vicentino di nascita e trentino d’adozione, mi sono laureato in Sociologia e Ricerca Sociale (110/110) con una tesi di filosofia del diritto. Sono giornalista, sono caporedattore del mensile Il Timone e scrivo per il quotidiano nazionale La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro. Collaboro inoltre con Notizie ProVita.