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Cultura

La tradizione della Befana? Da un’idea di Augusto Turati

Era il 1928 quando il giornalista e, al tempo, segretario del Pnf (Partito nazionale fascista) Augusto Turati  riportò alla luce un mito rimasto sopito in Italia da parecchi secoli: la Befana.

Termine che si è evoluto dal greco Epifania, indica, secondo la tradizione, una donna anziana che vola su una malandata scopa la notte tra il 5 e il 6 gennaio per visitare le case dei bambini e riempire di dolciumi e piccoli giocattoli oppure di carbone le calze appese al camino.
L’origine di questa pittoresca figura nasce dai culti propiziatori pagani risalenti tra il X e il VI secolo a.C. e legati agli dei che si preoccupavano della fecondità della terra e dell’agricoltura. Tali riti vennero rivisitati dagli antichi Romani, i quali la dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno celebravano la morte e la rinascita della natura. Durante il Basso Medioevo, la Chiesa Cattolica condannò tutte le credenze pagane poiché credeva che fossero influenzate da Satana, associando per la sua scopa volante e il presunto aspetto la figura benevola della Befana a quella della strega cattiva.

Se ne sente parlare nuovamente solo nel XX secolo quando Turati, ispirato dal lavoro di generosità dell’Associazione lavoratori fascisti all’estero in Argentina, propone la “Befana fascista”. Commercianti, industriali e agricoltori di tutto il Bel Paese vennero coinvolti nelle donazioni per una giornata nazionale dedicata alle famiglie bisognose. Ad occuparsene erano i Fasci femminili e l’Organizzazione Nazionale del Dopolavoro, mamme e nonne  rendevano la Casa del Fascio il Paese dei Balocchi donando ai bambini pacchi con calzini, guanti, dolciumi e giocattoli.

Sicuramente l’iniziativa ebbe un consistente peso politico, di fatto è proprio dalla fine degli anni ’20 che il Duce cerca di ampliare i consensi tra la popolazione, la grande massa proletaria che viveva principalmente di agricoltura e alla stregua della povertà. La befana fascista divenne un mezzo propagandistico per mostrare la generosità e la benevolenza del padre della Nazione, Benito Mussolini.

Diventata “Befana del Duce” dopo la dipartita obbligata di Turati, tornò a rappresentare la “Befana fascista” durante la Seconda guerra mondiale. La tradizione si è fortemente radicata nella cultura italiana grazie alle varie associazioni del dopoguerra -un esempio La befana del vigile – e alla RAI. La vecchina volante permane nel tempo.
di Ingrid Salvadori