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Il giornalismo calcistico è il regno delle fake news

L’essenza del calcio attuale oggi? Il calciomercato. Oggi tutti i giocatori possono cambiare casacca da un momento all’altro. È il regno dell’Insecuritas totale. La lotta di tutti contro tutti”. In questa citazione di Maurizio Mosca si potrebbe racchiudere uno dei tanti momenti che sta vivendo il calcio italiano e il giornalismo calcistico, avvolto da un mantello pesantissimo fatto da tanta confusione e cifre economiche che lo stanno rallentando. È in questa situazione l’informazione sportiva che lotta e prova a valorizzare notizie e “scoop” che, da qualche anno, non hanno nulla di esaltante. Il calciomercato è la categoria regina di questo tipo di notizie.
In Italia si parla di calciomercato per 365 giorni all’anno, non esiste una vera propria pausa e in estate e in inverno diventa uno dei temi principali da trattare, portandolo nella carta stampata, nelle televisioni e su internet, per poi raggiungere i bar sport alla Stefano Benni che vivono ancora oggi. A questo punto la domanda sorge spontanea: è davvero così necessario parlarne così tanto? Per rispondere in maniera completa, bisogna analizzare dei fattori: la Serie A è uno dei campionati che ha speso di meno durante la sessione di mercato invernale (29,90 milioni di euro) rispetto alla Premier League (475,15 milioni di euro), alla Liga (277,20 milioni di euro), alla Bundesliga (72,90 milioni di euro), alla Chinese Super League (63,75 milioni di euro), alla Ligue 1 (54,80 milioni di euro) e persino alla Primera Division argentina (49,36 milioni di euro). Questi dati fanno capire chiaramente che i club italiani, a differenza di quelli stranieri, non dispongono di massicce quantità di denaro nelle loro casse e quindi tutto si riduce nella mancanza di un vero e proprio colpo di mercato in Italia e non solo durante l’inverno. Questo significa che grandi nomi in Serie A non sono arrivati e che quindi non esiste il famigerato “colpo di mercato” tanto atteso.
Sostanzialmente non si hanno a disposizione delle notizie veramente intriganti che possano suscitare davvero l’attenzione di un pubblico che, nonostante ciò, si accontenta di sentirle e di leggerle perché ha bisogno di parlare di calcio, sempre e comunque. Ed è proprio per questo che i mass media cercano di “abbellire” i trasferimenti per esaltare ciò che non è esaltante per nulla. Da questo punto di vista, in estate si è vissuta la “favola” del Milan, vera e propria cenerentola del calciomercato, almeno in apparenza, che ha animato discussione e ha portato notizie su di essa in quantità industriale. Sembrava il punto di svolta per il club rossonero, ma la realtà lo ha riportato in maniera brusca e terribile con i piedi per terra e questo per dimostrare come il fenomeno Mirabelli-Fassone abbia giovato solo al mondo giornalistico. La situazione nostrana può trovare alcuni riscontri anche all’estero: anche in Inghilterra la stampa cerca lo scoop di calciomercato per attirare attenzione su di sé e sull’argomento – il noto tabloid inglese The Sun dava per certo il passaggio di Mario Balotelli alla Juventus, rivelandosi poi una notizia non vera – e non solo sul mercato, ma anche sui litigi a distanza tra gli allenatori, in questo caso tra José Mourinho e Antonio Conte, che ha animato la stampa inglese ed europea per un breve periodo. Tutto questo per dimostrare che anche all’estero la stampa è costretta a fare i “salti mortali” per tenere viva l’attenzione su un campionato, come la Premier League, che sembra aver già scritto la sua storia con la fuga del Manchester City di Pep Guardiola e che, per questo, non sembra aver più nulla da raccontare a livello calcistico.
Detto questo, però, c’è da dire che in Inghilterra il calciomercato estivo finisce il 9 agosto, al contrario di quello italiano che dura fino al 31 dello stesso mese. Significa forse che il campionato italiano ha bisogno di più tempo per il calciomercato? Probabilmente sì, e lo si può evincere da questo dato: la Serie B, tra estate e inverno, ha speso nel mercato 49,77 milioni di euro, mentre la Championship – per intenderci, la serie b inglese – ha speso ben 278,34 milioni di euro. Questo enorme divario, tra categorie inferiori, fa capire chi effettivamente ha i mezzi per investire nel calciomercato e chi no. In Italia non abbiamo la possibilità di poterci comprare grandi giocatori o di poter investire su giovani promesse e vivai, semplicemente perché non abbiamo i soldi e questo perché la suddivisione dei soldi tra i vari club non è equa e quindi solo poche squadre possono effettivamente investire qualcosa sul mercato e non è sempre detto che lo facciano nel modo più appropriato. Da anni nel nostro paese il calciomercato non racconta nulla di eclatante – a parte forse pochissime eccezioni come il passaggio di Higuain dal Napoli alla Juve – e la stampa, di conseguenza, si trova “costretta” a parlare di grandi acquisti che in verità non sono tali.
Il calcio italiano si sta nascondendo dietro a un dito, ma paradossalmente sembra riuscirci anche se non in maniera proprio elegante, perché gli effetti di questa situazione sono visibili, ma non raggiungono l’interesse dovuto. Questo significa che si preferisce parlare di un Pastore all’Inter piuttosto che di un calcio che non si sta evolvendo in diversi frangenti: dal denaro al fallimento di diverse società – come Modena e Vicenza, solo per citarne alcune – e dalla mancanza di una vera guida in FIGC alla mancata qualificazione dei mondiali. Forse proprio quest’ultimo fallimento ha acceso un campanello d’allarme nell’ultimo periodo, ma alla fine sembra che convenga di più parlare di un “falso” colpo di mercato. Questo sistema arrugginito rischia di corrodere l’essenza e la magia che questo sport emana e nessuno, per ora, si sta rimboccando le maniche per pulire l’epicità e l’innocente bellezza del calcio dal fango che gli è stato gettato addosso, un fango formato da soldi e da incompetenza, ed è proprio qui che dovrebbe essere la vera “lotta” oggi a cui alludeva in passato Maurizio Mosca, anche giornalistica.