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Quanto costa, a Napoli, un finocchio?

Si è giocato ieri il quarto di finale della Coppa Italia – secondo trofeo calcistico nazionale – che ha visto opporsi allo Stadio San Paolo di Napoli la squadra partenopea e l’Inter. Dopo un primo tempo in cui il Napoli ha fatto vedere di più, nel secondo tempo la squadra nerazzurra con due contropiede fulminei si è aggiudicata il match per 2-0, accedendo alla semifinale.

Una serata che per i milanesi doveva aprire i festeggiamenti, mentre per la squadradel Napoli – al momento in testa alla classifica di Serie A – una riflessione. Nulla di tutto questo. I goal (seppur belli) di Jovetic e Ljajic non contano nulla. Non dopo ieri sera. Già perché, con la partita agli sgoccioli, le telecamere della Rai (e indirettamente di tutto il mondo) si spostano dal campo alle panchine, e perché entrambi gli allenatori vengono espulsi.

Il motivo? Dopo ripetute richieste da parte di Roberto Mancini, allenatore dell’Inter e simbolo del calcio nostrano anni ’90, sull’entità dei minuti di recupero, Maurizio Sarri, allenatore del momento, che sta vivendo il sogno di ogni allenatore dopo aver scalato tutta la piramide calcistica, lo ha apostrofato con “frocio” e “finocchio“.

Ora la Federazione si sta interrogando sulla punizione da infliggere a Sarri, reo di questa “gravissima” offesa: si parla addirittura di 4 mesi lontano dai campi. Una squalifica pesantissima che potrebbe destabilizzare tutto l’ambiente di una squadra che potrebbe rompere lo strapotere delle tre grandi (Inter, Juve e Milan) dopo ben 15 anni e che getterebbe in cattiva luce lo stesso Sarri.

Un allenatore che – partito dai dilettanti – ha superato con sacrificio, umiltà e quel (grande) pizzico di ironia che contraddistingue l’allenatore toscano, tutte le sfide della sua carriera; tutti ricordano quando si presentò al primo allenamento del Napoli con la Moka in mano e la sigaretta accesa, entrando subito nel cuore di chi vorrebbe un calcio più “sanguigno” e meno “chic”. Tutto all’aria, per un “finocchio”.

O forse no? O forse c’è qualcuno ancora disposto a difenderlo? Non solo c’è qualcuno, ma i difensori sono forse più di quelli che lo attaccano. Certo, ha commesso un errore e va multato, nessuno lo mette in discussione, ma quante volte offese, anche ben più gravi, sono volate, in qualsiasi campo da calcio?

Inoltre, non si capisce come possa essere “discriminatorio” l’insulto di Sarri, se Mancini non appartiene effettivamente alla categoria. Ma sopratutto, bisogna considerare che il termine “finocchio” in Toscana ha un valore denigratorio non certo omofobo, ma generico. Una specie di “pirla“, per dirlo alla milanese.

Due personaggi in particolare si sono schierati in sua difesa. Il primo è Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, il quale ha dichiarato che l’episodio è stato “uno scazzo tra due allenatori“, riaffermando come Sarri non sia razzista, avendo inoltre chiesto scusa e riconoscendo il suo errore. Ha poi citato un episodio della sua lunga carriera, in cui fu apostrofato alla stessa maniera e rispose “Portami tua moglie e poi lo domandi a lei…”, mettendo in luce come ciò che accade in campo possa restare circoscritto al campo, senza dover per forza diventare un caso “di Stato”.

Altra voce in difesa viene dal celebre telecronista Mediaset, Sandro Piccinini, che tramite il suo profilo Twitter ha chiesto come si possa non squalificare ogni volta ogni allenatore, giocatore, curva che viene “beccato” a pronunciare una parola sgradita all’opinione pubblica buonista. Come mai, infatti, un “finocchio” può valere 4 mesi di squalifica e un “figlio di buona donna” (per essere pacati) non altrettanto?

Un’altra voce onorevole (in tutti i sensi) in difesa di Sarri giunge dal suo conterraneo Maurizio Bianconi, il quale su Facebook ha dichiarato “Sarri è così toscanamente, interiormente e ineludibilmente comunista che, quando gli chiedono se ha dato del finocchio a Mancini risponde “un me lo ricordo, gli potrei ave’ detto democristiano”. Impagabile perchè per Sarri le cose coincidono. Troppo bravo, troppo simpatico, troppo italiano nel suo sanguigno “frogio” o finocchio, in toscano offesa pura non certo radical chic e omofoba. Con rispetto, noi uomini semplici vorremmo vivere i nostri rapporti genuini”, senza ulteriori fastidi da parte di quell’élite per cui sembra anormale perdere la pazienza.

Con ciò, Sarri deve sicuramente pagare economicamente per ciò che ha detto, rendendosi utile alla comunità, dal momento che tutte le multe raccolte dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio vengono devolute in beneficenza. Ma, per favore, lasciatelo in panchina; chi ama il calcio vuole rivedere il suo faccione, avvolto dalla coltre di fumo della sua sigaretta. A realizzare il sogno di tutti quelli che partono dalla provincia e diventano grandi. Silenziosi artefici di miracoli.

Di Riccardo Ficara