Home » Hiroshi Ueda, il vero inventore del selfie stick
Tecnologia

Hiroshi Ueda, il vero inventore del selfie stick

Hiroshi Ueda è un signore anziano giapponese che durante gli anni 80, inventò e brevettò un bastone sottile alla cui estremità si poteva collegare una macchina fotografica, in modo tale da potersi fare degli autoscatti più precisi. Trent’anni fa questo oggetto si chiamava Telescopic Extender, mentre oggi è più conosciuto come Selfie Stick. Così come alla signora che ha inventato il Fidget Spinner non è stato dato il merito, o meglio, le è stato dato troppo tardi, anche al signor Ueda è successa più o meno la stessa cosa.

All’inizio degli anni 80, Hiroshi Ueda inventa questo bastoncino in metallo, con tanto di impugnatura, con un attacco a vite dove veniva attaccata la fotocamera, dotata di uno specchietto frontale per vedere l’inquadratura ed evitare foto alla cieca. L’idea è partita da un episodio che lo stesso Ueda ha raccontato alla BBC anni dopo: quando era in visita al museo del Louvre di Parigi, chiese ad un ragazzino di fargli una foto e lui, invece, se ne scappò con la fotocamera. Quest’invenzione venne brevettata ufficialmente nel 1985, ma sfortunatamente per Ueda non riscosse molto successo e non vendette molto.

L’invenzione risultò decisamente più efficace ai giorni nostri, grazie alla maggiore praticità degli smartphone che sono più piccoli, più leggeri e, di conseguenza, più facili da mettere su un bastoncino. Inoltre, è proprio lo smartphone ad aver contribuito alla moda dei selfie e ad aver dato un senso diverso all’autoscatto, rendendolo più moderno e mondano ed è qui che entra in gioco il Selfie Stick. Negli ultimi anni, molti si sono presi il merito di aver ideato il bastoncino, tra cui il canadese Wayne Fromm – ha creato un bastoncino con le stesse funzionalità di quello di Ueda con delle migliorie nei primi anni 2000 – che ha accusato a sua volta altra gente di avergli rubato l’idea.

In questo marasma, si perde il concetto della futilità di questi oggetti che potrebbero benissimo non esistere e nessuno ne sentirebbe la mancanza, ma, indipendentemente dall’utilità o meno di un’invenzione, è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. In questo caso, quel che è di Hiroshi Ueda.