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L'Assemblea Antirazzista denuncia su Facebook le condizione della Residenza Fersina

Attraverso un post sul loro profilo ufficiale Facebook l’Assemblea Antirazzista di Trento è intervenuta per denunciare i tagli al sistema delle accoglienze le condizioni e le condizioni in cui versa la “Residenza Fersina” con i conseguenti disagi ai suoi ospiti.

L‘Assemblea Antirazzista, dopo aver evidenziato come sia importante l’impegno e la presenza attiva di tutti per rispondere alle attuali politiche “segregazioniste” della Giunta Fugatti, ha denunciato: “la situazione della Residenza Fersina, dove in questo momento vengono ospitati 250 richiedenti asilo oltre a una quindicina di rifugiati riconosciuti (che a detta perfino del nuovo Governo dovrebbero essere maggiormente tutelati), è una perfetta dimostrazione di ciò.
È evidente che, per la Giunta provinciale, ad una certa categoria di persone non vanno riconosciuti quei diritti fondamentali che permettono a un essere umano di condurre una vita dignitosa.
La Giunta leghista si è mostrata perfettamente in linea con il Governo nazionale anche in merito al taglio dei fondi destinati all’accoglienza e alle nuove modalità di gestione, tutte piegate al ribasso. Questo ha determinato una drastica soppressione dei vari servizi volti all’integrazione e all’inserimento dei richiedenti asilo nel mondo del lavoro, diminuendo significativamente il numero delle figure in grado di favorire l’inclusione nella società come infermieri, psicologi, insegnanti d’italiano ed operatori, molti dei quali nel giro di poco si sono trovati senza lavoro. Un’altra conseguenza della riorganizzazione generale del sistema d’accoglienza è stata la chiusura di alcuni appartamenti, dislocati su tutto il territorio provinciale, destinati ai richiedenti asilo”.

Proseguendo nell’intervento l’Assemblea ha ricordato come attualmente non ci sia più la possibilità di trasferire i migranti in alloggi dignitosi, questo non farebbe altro che far “tornare” d’attualità l’idea dei grandi centri d’accoglienza che rendono difficile ogni tipo d’integrazione. Aggiungendo poi, come i tagli non portino necessariamente a risparmiare perchè gli appartamenti costerebbero, secondo loro, meno che un’unica grande residenza.

Successivamente l‘Assemblea Antirazzista ha rincarato la dose evidenziando: “a questo stato di ghettizzazione forzata si aggiunge un altro grande ostacolo rappresentato dalle prassi della questura di Trento nel rilascio del permesso di soggiorno, in attesa del colloquio con la Commissione che valuta la domanda di asilo. Senza entrare nei dettagli tecnici dell’iter per l’ottenimento della protezione internazionale, la normativa attuale (art. 22 c.1 D.lgs. n. 142 del 18.05.2015) prevede che il richiedente protezione internazionale possa lavorare dopo 60 giorni dalla formalizzazione della richiesta d’asilo. Ma senza il permesso di soggiorno “in mano” è pressoché impossibile ottenere un lavoro. I tempi di attesa per ottenerlo e poi per rinnovarlo sono ancora troppo lunghi, con una media di 5 mesi. Questo comporta altre ripercussioni gravissime: senza i documenti non è possibile lavorare e il solo foglio di appuntamento rilasciato dal Cinformi non è garanzia sufficiente per i datori di lavoro. Ciò non accade fuori dal Trentino, dove il richiedente asilo riceve dalle Questure perlomeno un cedolino che secondo la normativa equivale al permesso fino al suo rilascio. In Trentino l’appuntamento per il rinnovo del permesso è sostituto valido del permesso di soggiorno, ma la sua peculiarità costituisce un’eccezione rispetto al resto del Paese e rende difficoltose le pratiche di inserimento al lavoro, soprattutto per le agenzie interinali (spesso l’unico strumento per trovare lavoro) che operano secondo le prassi in vigore a livello nazionale. Alcune di esse non ritengono infatti valido il documento / appuntamento rilasciato dal Cinformi. Questa procedura tutta locale lascia quindi ampi margini di discrezionalità e solo i datori di lavoro più volenterosi decidono di scrivere alla Questura per capire quale sia la posizione dell’aspirante lavoratore.
Altra barriera posta sulla strada della ricerca di lavoro sta nel fatto che i richiedenti asilo sono obbligati a rientrare nella “Residenza Fersina” ogni sera, e poiché il mancato rientro comporta l’immediata revoca del diritto all’accoglienza, la cerchia dei lavori possibili si stringe a quelli che si trovano in luoghi raggiungibili in giornata. Questa modalità impedisce la possibilità, ad esempio, di lavorare come stagionale nella raccolta della frutta nelle valli o nelle strutture turistiche: risulta quindi chiaro come la chiusura degli appartamenti dell’accoglienza diffusa abbia costituito un ulteriore deterrente all’inclusione sociale di queste persone”.

Secondo l’Assemblea Antirazzista poi, l’attuale gestione porterebbe il Trentino ad essere un luogo inospitale che non offre ne accoglienza ne diritti. In aggiunta grazie al decreto “sicurezza e immigrazione” verrebbe meno anche la protezione umanitaria che garantiva di gestire le persone nella regolarità.

In conclusione l’Assemblea ha specificato come continuerà a opporsi a queste politiche “segregazioniste” della Giunta e del Governo, rivendicando, per tutti, il diritto di avere una vita dignitosa. Asserendo infine: “Ribadiamo inoltre l’urgenza di un intervento tempestivo alla “Residenza Fersina”, per garantire almeno i livelli minimi di vivibilità e salubrità”