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Se del berlusconismo resta solo il videomessaggio

“Siamo alla vigilia di un Natale non facile per molti italiani. Mi verrebbe da dire “Piove, governo ladro”. E in effetti l’attuale governo è il terzo governo consecutivo non eletto dal popolo”. Sono queste le prime parole usate da Silvio Berlusconi in occasione del suo videomessaggio natalizio. Quest’ultimo rappresenta uno strumento da sempre a lui molto caro fin dalla sua discesa in campo nel lontano 1994. Il suo discorso si è concentrato sulle riforme varate dal Governo Renzi e ricorda che il Premier “mai eletto in Parlamento, in forza di un voto di un solo italiano su sei non solamente governa impossessandosi di tutto, per ultimo anche la Corte costituzionale e la Rai, ma cambia anche la legge elettorale e la Costituzione per costituirsi una finta democrazia” che risulterebbe a sua immagine e somiglianza. Ovviamente nessun riferimento al Patto del Nazareno, ovvero l’accordo tra Berlusconi e Renzi che ha dato il via alle riforme ad oggi tanto osteggiate dal Cavaliere.

Nel videomessaggio poi viene detto: “Come abbiamo fatto in passato faremo in futuro: abbasseremo le tasse e impediremo che la burocrazia ci vieti di operare liberamente. Con noi torneremo ad essere uno Stato in grado di garantire benessere e libertà”. Per esempio il Governo Berlusconi IV ha abolito l’ICI sulla dimora principale, come promesso, nel 2008; tre anni dopo tale imposta è stata però reintrodotta con il nome di IMU. Nei fatti la stessa maggioranza di centrodestra che aveva abolito la prima imposta, in un secondo momento ne introdusse una ancor più onerosa per i cittadini italiani. Certamente era l’epoca della bolla speculativa sui titoli di Stato italiani, altresì è vero che si scelse un Governo tecnico a delle libere elezioni. Ombre oscure su una stagione politica che però verranno dissipate, secondo l’ottica berlusconiana, dalla storia. Il Cavaliere ha promesso che manterrà le sue promesse e ha rassicurato gli elettori italiani che non si ritira dalla politica: “Intendo adempiere fino in fondo al dovere che mi è stato addossato in vent’anni da milioni e milioni di elettori. E lo farò in modo disinteressato perché col pretesto di una sentenza politica sono stato reso incandidabile e ineleggibile con il voto della Sinistra in Senato”.

Belle parole che però vanno in contrasto con quanto da lui detto nell’ottobre del 2012, quando affermò: “Ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier, ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol”. Il Cavaliere di Arcore ovviamente non mantenne la sua promessa e da questa sua decisione iniziò tutto quel tragico processo di disintegrazione del centrodestra che ancora oggi è all’ordine del giorno. Basti pensare a tutti coloro che hanno abbandonato dal 2013 Forza Italia – quest’ultima ormai è in caduta libera nei sondaggi elettorali. Del berlusconismo non resta ormai più nulla, se non il classico videomessaggio con il volto invecchiato ma rassicurante di Silvio Berlusconi che promette, dal 1994 a oggi, la rivoluzione liberale in Italia, l’abbassamento delle tasse e maggiori libertà.

Michele Soliani