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Addio a Umberto Veronesi: lo scienziato e il politico

Si è spento questa sera, all’età di 90 anni, Umberto Veronesi. L’oncologo, che il 28 novembre avrebbe compiuto 91 anni, se n’è andato nella sua casa di Milano, circondato dalla moglie e i figli.
Ricordato e apprezzato a livello internazionale nel mondo della ricerca scientifica, sarà ricordato soprattutto per la sua costante ricerca contro il tumore al seno. E’ stato ministro della sanità, dal 25 aprile 2000 all’11 giugno 2001, nel secondo governo Amato e successivamente senatore con il Partito Democratico.
Parentesi, quella politica, che – opinabile o meno – non ha certo ridimensionato l’immagine di un uomo di scienza in grado di dimostrarsi apprezzato anche da coloro i quali, gli americani, lo criticarono, per poi cambiare idea.
Veronesi, infatti, ha pesato tanto in questo ventennio, capace di consacrarlo e legarlo prima alla guida dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, dal 1976 al 1994, poi dell’Ieo, l’istituto europeo di oncologia da lui stesso fondato nel 1982 e diretto dal 1994 al 2014. Il suo nome fu imprescindibilmente collegato alla scoperta, nel 1969, della “quadrantectomia”; intervento conservativo per operare il tumore della mammella. Scoperta che passò alla storia.
Veronesi si è così fatto largo tra lo scetticismo iniziale della comunità scientifica del tempo, nell’epoca in cui pochi, o nessun chirurgo oncologo, si sentivano di rinunciare alla mastectomia classica, distinguendosi della sua lotta al cancro e apportando un nuovo modo di operare le donne.
Fondatore e presidente della fondazione Umberto Veronesi, che persegue la promozione della ricerca scientifica, è stato fin dai tempi universitari un “predestinato” in campo medico oncologico. Veronesi fu infatti il primo italiano a presiedere l’Unione internazionale di oncologia e nell’80 fu presidente dell’Organizzazione europea per le ricerche sui tumori e della Federation of european cancer societies, apportando numerosi contributi alla comunità scientifica del nostro tempo.
La morte non gli faceva paura, così come le sue battaglie laiche: famose restano le sue dichiarazioni su Aushwitz e il cancro come prova che “Dio non esiste”. Tuttavia anche Veronesi alla fine ha dovuto cedere. La morte ha prevalso e di lui non sono rimaste altro che le ricerche mediche e gli studi che l’hanno reso noto a livello mondiale: quanto basta per il progresso scientifico. E non è poco.
di Giuseppe Papalia
 

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica.