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J-Ax ti consiglio di cantare piuttosto che fare il maestro di vita!

Lo Ius soli coinvolge il mondo dello spettacolo, schierato “opportunamente” a favore di questo. Dopo Alessandro Gassman, adesso è il turno di J-Ax, che nei giorni scorsi in un video ha chiarito la sua posizione, ovviamente favorevole, sulla questione dell’ottenimento della cittadinanza italiana. Il suo monologo si apre con la perplessità sull’efficacia del termine Ius Soli per descrivere il concetto espresso dalla legge (citando letteralmente “ma perché usare questi termini latini che creano solo confusione nelle persone“). A livello comunicativo potrebbe anche aver ragione il rapper milanese, ma basterebbe la minima conoscenza del diritto per capire che nessun altro termine sarebbe stato più efficace di Ius Soli.
Ma non è tanto questa questione “filologica” il fulcro del discorso di J-Ax, quanto piuttosto il fatto di “dare gli stessi diritti a dei bambini e non farli sentire inferiori ai loro coetanei“: è questa la missione della nuova legge, secondo lui. “Si tratta di bambini, non di uomini” è quanto dice a sostegno della sua affermazione, puntando il dito contro chi è contrario, chiedendo con quale coraggio si potrebbe guardare un bambino nato qui e dirgli di “non essere italiano” come gli altri.
Premesso che essere italiani è anche una scelta (così come si può scegliere di essere, ad esempio “cittadini del mondo” oppure, seguendo le leggi del paese dove si decide di migrare, cittadini inglesi, americani, francesi…), lo Ius Soli conferisce gli stessi diritti dell’attuale legge ma semplicemente prima. Infatti l’attuale legge stabilisce che si diventi cittadini italiani dopo 10 anni continuativi di residenza sul suolo italiano e per fare richiesta bisogna aver compiuto i 18 anni. La legge (comunque perfettibile, visto che vi sono perplessità riguardo le finestre concesse per la richiesta) fa così in modo che un ragazzo nato da genitori stranieri in italia possa completare le scuole dell’obbligo e poi richiedere, raggiunta la maggiore età, la cittadinanza italiana su sua esplicita richiesta.
Ma anche ammettendo che ai bambini di 9-10 anni interessi già avere la cittadinanza, in che modo tra bambini ci si potrebbe discriminare al riguardo? Se si parla di razzismo implicito, per cui lo straniero è comunque una persona da diffidare, quello è un problema del singolo bambino che di certo non verrà risolto da una cittadinanza facile. Se dovesse invece essere un adulto a guardare con sospetto un ragazzino solo perché i genitori sono di un’altra nazionalità, il problema sarebbe più grave: a tal proposito esiste già il diritto minorile, molto severo al riguardo. Obiezione di J-Ax respinta, dunque, vostro onore!
Tralasciando le offese di Alessandro Aleotti, in arte J-Ax, che taccia di “xenofobia politica” tutti coloro che non sono d’accordo con lo Ius Soli, a sostegno della sua tesi per cui chi nasca in Italia meriti la cittadinanza è che “un bambino di 10 anni nato a Cerignola non è italiano, mentre un calciatore (…) con il nonno emigrato in Argentina (…) lo è“. Probabilmente, essendo in giro per l’Italia a promuovere il suo ultimo disco, J-Ax si è perso alcuni avvenimenti al riguardo degli oriundi.
El Papu Gomez, giocatore simbolo dell’Atalanta dei miracoli di quest’anno, non ha ottenuto dalla stessa FIFA il “pass” per giocare con la nazionale italiana, pur possedendo il passaporto del Bel Paese, a dimostrazione che le regole per gli oriundi sono un pochino più rigide di quel che pensa il milanese. L’esempio opposto è quello di Thiago Alcantara: il talentuoso giocatore del Bayern Monaco, figlio di Mazinho, nacque in Italia, a San Pietro Vernotico (BR). Sarebbe dovuto, dunque, diventare italiano secondo lo Ius Soli, anche se dopo appena 1 anno di vita ha abbandonato l’Italia per emigrare prima in Brasile e poi in Spagna, nazione della quale ha accettato il passaporto, ritenendosi spagnolo a tutti gli effetti. Sarebbe interessante sapere da J-Ax in che modo questo ragazzo possa ritenersi in qualche modo “italiano”.
Nella perorazione finale, J-Ax stabilisce che cosa sia essere italiani, elencando “esperienze positive e negative“. E ha ragione da vendere, dicendo che sia l’esperienza, la vita vissuta, a determinare l’aderenza a una comunità: ma come si può fare quest’esperienza se non trascorrendo del tempo e diventando adulti?
Questo, comunque, non vuole essere un attacco a J-Ax: è un vip che ha deciso di prendere una parte e cerca di argomentare al meglio possibile la sua idea, fallendo in alcuni passaggi come mostrato. L’attacco è verso quel centrosinistra promotore della legge, che non riesce ad andare oltre al patetico belare di “diritti”, “atti di civiltà” e via discorrendo. Facendo capire che, forse, non è per “atto di civiltà” che promuovono tutto ciò, ma per un arricchimento del serbatoio elettorale, a quanto pare piuttosto misero.
Riccardo Ficara