L’idea di istituire gli Arditi sorse già nel 1914 in qualità di unità di esplorazione dietro le linee nemiche. I primi nuclei di Arditi si formarono e vennero addestrati nei pressi di Manzano (UD), in località Sdricca, dove ancora oggi si celebra, l’ultima domenica di luglio, la commemorazione e la rievocazione di questo corpo.
Gli Arditi erano un corpo speciale d’assalto il cui compito non era aprire la strada al grosso delle forze nelle linee nemiche, ma conquistare con la loro azione la trincea nemica. Per fare ciò vennero addestrati a combattere con qualsiasi tipo di arma, in particolare pugnale, granata e pistola mitragliatrice Villar Perosa Modello 1915, oltre ad eccellere nel combattimento corpo a corpo.
La svolta si ebbe nel 1917 sulla base di intuizioni e studi da parte di un gruppo di giovani ufficiali che culminarono nell’esperimento di una unità costituita ad hoc, la 48 Divisione del VIII Corpo d’Armata, guidata dal Capitano Giuseppe Bassi assistito dal Sergente Giuseppe Longoni. Questa sperimentazione venne accolta positivamente e si decise di istituzionalizzare la nascita della nuova specialità, ma a causa dei dissidi sull’addestramento e sugli equipaggiamenti da dare in dotazione, in particolare la Villar Perosa, le attività iniziarono solo il 29 luglio 1917 giorno in cui Re Vittorio Emanuele III sancì la nascita degli Arditi.
A seguito della Disfatta di Caporetto questi reparti caddero in disgrazia e vennero organizzati come unità di fanteria tradizionale, ma fu solo una breve parentesi in quanto i nuovi ufficiali inviati alle unità di Arditi ben presto colpiti dallo spirito e i valori della specialità li riportarono ad essere un corpo di élite del Regio Esercito. Gli esempi di virtuosismo furono il IX Battaglione del Maggiore Giovanni Messe e il V del Maggiore Luigi Freguglia che trasformarono i peggiori reparti di quella specialità rendendoli delle eccellenze grazia ad innovativi approcci nell’addestramento.
Nel 1918 riorganizzati ed efficienti furono gli Arditi tra i principali fautori, nell’ottobre 1918, dello sfondamento della linea del Piave che portò alla resa dell’Austria-Ungheria. Poche settimane al termine della guerra il Generale Francesco Saverio Grazioli, uno dei padri degli Arditi, scrisse: « Cessata la guerra, cessata l’occasione di menar le mani, di dar prova della loro audacia, di far bottino, di farsi belli delle loro imprese, la loro natura scapigliata ed esuberante o si perderà , ed allora diventeranno ordinaria fanteria che non giustificherebbe le forme esterne e l’appellativo ufficiale loro proprio, ovvero persisterà , ed allora sarà estremamente difficile a chicchessia di contenerla, di evitare deplorevoli infrazioni disciplinari e forse reati, che offuscherebbero la loro stessa gloriosa fama andatasi formando con la guerra. » In seguito dal 1919 vennero sciolte quasi tutte le unità ed infine nel 1920 Bonomi decise lo scioglimento del corpo.
Nel primo dopoguerra numerosi Arditi parteciparono guidati da Gabriele D’Annunzio all’impresa fiumana e molti si trovarono in schieramenti opposti durante il violento Biennio Rosso. La specialità venne ricostituita durante la seconda guerra mondiale con il X Reggimento Arditi dal 15 settembre 1942 al settembre 1943. Infine dal 1975 le tradizioni degli Arditi sono state ereditate dal IX Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” unità speciale dell’Esercito Italiano.
Stefano Peverati