Jane Austen è una stella luminosa nel buio passato della letteratura occidentale, una delle prime donne a riuscire a raggiungere la vetta del successo in un mondo dominato da intellettuali di sesso maschile. Basterebbe questo a renderla un’icona intramontabile, fonte di ispirazione per generazioni di scrittrici – e scrittori – successivi. Jane Austen però è stata molto di più: nel bicentenario della sua morte, è doveroso ricordarne lo stile ed il coraggio. La Austen è entrata nella psiche umana cent’anni prima delle teorie freudiane, ed ha raccontato la sua quotidianità con semplicità e delicatezza.
In Ragione e Sentimento – il primo romanzo pubblicato sotto lo pseudonimo A Lady nel 1811 – la Austen racconta le vicende di Elinor, ragazza assennata e ragionevole, e Marianne, più passionale e sentimentale, due sorelle che perdono la propria casa a seguito della morte del padre. Grazie ad alcuni parenti trovano un cottage dove dimorare con la madre e la sorellina: in questo luogo ritirato prorompono amori contrastati dalle convenzioni sociali, dal rango e da ragioni economiche. La Austen critica la sua contemporaneità, nella quale la ricca borghesia sta prendendo il posto della piccola nobiltà inglese, che deve allora ripiegare su matrimoni di convenienza con partiti benestanti per rimanere a galla nel calderone dell’alta società. Tuttavia i sentimenti in molti casi prendono il sopravvento, portando a vari scandali rattoppati da nozze riparatrici o affossati in fretta. Dietro alle storie travagliate si spalanca la finestra sul mondo della campagna inglese e della vita londinese attraverso descrizioni dettagliate ed excursus etnografici minuziosi; i caratteri forti dei vari protagonisti prorompono sulla scena come i tipi della commedia, dal dongiovanni all’opportunista e dalla pettegola al taciturno.
Non molto diverso è Orgoglio e Pregiudizio, pubblicato nel 1813: due delle cinque sorelle Bennet, la maggiore Jane e la seconda Elizabeth, sono protagoniste dell’orgogliosa lotta contro le convenzioni dettate dalla posizione sociale elevata dei loro due innamorati. Una battaglia dalla quale non si uscirà vittoriosi semplicemente dichiarando i propri sentimenti: sarà necessario deporre tutte le armi, rappresentate dai pregiudizi, per vivere felicemente il proprio destino. Per Jane Austen, come scrive la traduttrice Luisa Corbetta, “non c’è significato nell’impeto della passione, a meno che non sia meditato da un’adesione responsabile alle regole ed ai valori della società: la felicità è dunque la misura del compromesso tra desiderio individuale ed etica collettiva.” Questa ricerca di equilibrio tra il rigido Settecento ed il romantico e prorompente Ottocento conduce la storia ad un lieto fine ragionato e alla convinzione che i personaggi siano pian piano maturati, come in un romanzo di formazione allargato a tutti, non solo al protagonista.
I successivi quattro romanzi, due pubblicati in vita – Mansfield Park del 1814 ed Emma del 1816 – e due postumi – L’abbazia di Northanger, pubblicato nel 1818, e Persuasione, pubblicato nello stesso anno – si collocano invece su toni distanti rispetto alle due opere di maggior successo, senza però perdere l’impronta austeniana.
Mansfield Park è maggiormente influenzato dalla sofferenza e dall’esclusione, sentimenti che sono intrappolati nella figura della protagonista, la povera Fanny Price adottata dai ricchi cugini aristocratici. Nella tenuta che dona il titolo all’opera, si sviluppa il dramma della Cenerentola austeniana, vessata dai parenti e legata unicamente alla nuova dimora ed al cugino Edmund. Fanny appare come una ragazza giudiziosa al pari delle precedenti, ma a differenza di Jane, Elizabeth o Elinor non le vengono riconosciute tali qualità.
Emma è un’ingenua e benestante ragazza di campagna, convinta di poter fare da wedding planner a tutte le ragazze della comunità in base al tenore delle proprie famiglie. Questo suo atteggiamento la porta invece a far soffrire alcune giovani innocenti, finché lei stessa non rivaluterà il suo passatempo. È un romanzo leggero, privo di patina romantica rispetto agli altri ma non per questo meno coinvolgente dal punto di vista amoroso.
L’abbazia di Northanger è comunemente riconosciuto come la più riuscita parodia del romanzo gotico: la protagonista Catherine è invitata da colui che spera diventi suo suocero a raggiungere l’abbazia del titolo. Il giovane innamorato però la suggestiona con racconti lugubri e spettrali, che vengono gonfiati dalla ragazza con elementi tratti dai romanzi gotici che divora appassionatamente. Una stupenda parodia dei cliché del tempo, che descrivono l’anti-eroina Catherine come un’ingenua sognatrice.
Persuasione infine è il romanzo che ribalta tutte le credenze austeniane, abbandonando la prudenza per l’amore improvviso e prorompente: la giovane Ann, costretta a rinunciare al primo amore, lo ritrova anni dopo, riscoprendo un’empatia più matura e consapevole col proprio amato.
Oltre ai sei “romanzi canonici”, la Austen scrisse numerosi racconti giovanili, raccolti oggi sotto il nome di Juvenilia e conservati in volumi manoscritti contrassegnati da tre titoli ironici (“Volume the First”, “Volume the Second” e “Volume the Third”) secondo la moda del tempo, che prevedeva in genere la pubblicazione dei romanzi in tre volumi. Inoltre scrisse moltissime Lettere, la maggior parte delle quali purtroppo andate perdute, ed alcuni lavori minori, il più famoso dei quali si può dire essere Lady Susan.
La sua fama è rimasta immutata nei secoli, ed anzi si può dire che sia accresciuta col passare del tempo, complice il fatto che le sue opere pubblicate rimasero probabilmente anonime fino alla sua morte. Il revival austeniano ancora oggi si fa sentire, testimoniato non solo dalla cinematografia ma anche dai moltissimi eventi a lei dedicati.
Dal punto di vista della filmografia, già nel 1938 Pride and Prejudice sceneggiato da Michael Barry portò la storia austeniana sul piccolo schermo, seguito a ruota da altri rifacimenti, dei quali sono degni di nota quello del 1957, prodotto in Italia dalla RAI in 5 puntate, con una giovanissima Virna Lisi nei panni di Elizabeth, ed il più famoso del 2005, diretto da Joe Wright con Keira Knightley come Elizabeth. Anche Sense and Sensibility giunse in televisione, soprattutto nel 1995, anno che vide nelle vesti di Marianne l’attrice premio Oscar Kate Winslet, in quelle di Elinor Emma Thompson, in quelli di Edward Ferrars Hugh Grant ed in quelli del Colonnello Brandon Alan Rickman. Ebbero meno successo gli altri film, citabile solo l’interpretazione di Emma di Gwyneth Paltrow nel 1996; Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro è però un particolare esperimento di ricostruzione degli anni giovanili della Austen, interpretata da Anne Hathaway.
Molto più è stato prodotto sul fronte letterario: a partire dal racconto The Janeites (I Janeites) di Rudyard Kipling, pubblicato nel 1924, che narra di un gruppo di soldati della prima guerra mondiale fan dei romanzi di Jane Austen. Il simpatico Il club di Jane Austen di Karen Joy Fowler prende invece spunto dai romanzi della scrittrice per psicanalizzare i componenti del gruppo di lettura a lei dedicato. In La ragazza che voleva essere Jane Austen di Polly Shulman la protagonista Julia coinvolge nella sua passione per la Austen anche l’amica Ashleigh, che si convince di poter essere Elizabeth, o al massimo Jane. Invece è in salsa horror il libro Orgoglio e Pregiudizio e Zombie di Seth Grahame-Smith, che vede le ragazze Bennet tramutate in gemelle di Buffy l’Ammazzavampiri, ma alle prese con sanguinosi zombie tra un amore e l’altro; seguito a ruota da Ragione e sentimento e mostri marini di Ben Winters. Interessanti anche altri titoli: Morte a Pemberley di P.D. James, nel quale Lydia Bennet piomba a Pemberley urlando che il marito, l’ambiguo e disonesto Wickham, è appena stato ucciso; la trilogia di Pamela Aidan, che rivisita la vicenda di Orgoglio e pregiudizio dal punto di vista di Mr Darcy (Per orgoglio o per amore, Tra dovere e desiderio e Quello che resta); i quattro romanzi gialli di Carrie Bebris (Orgoglio e preveggenza, Sospetto e sentimento, Le ombre di Pemberley e L’enigma di Mansfield Park) con protagonisti il Signore e la Signora Darcy, e tanti altri.
In Inghilterra ovviamente la scrittrice viene sfruttata come attrazione turistica amata da grandi e piccine (ma anche piccini). Ogni anno a settembre nella cittadina di Bath, dove l’autrice ha vissuto, si svolge il Jane Austen Festival in suo onore, durante il quale si può prendere parte a una passeggiata rievocativa indossando svolazzanti abiti in stile Regency, con le loro tipiche linee influenzate dallo stile Impero assieme a borsette in coulisse di seta che contenevano con eleganza gli effetti personali delle signore. Si può inoltre visitare la sua casa-museo a Chawton, villaggio tra Winchester e Londra, che vede esposti i suoi abiti ed il tavolino dove scrisse i suoi racconti. A Surbiton si può inoltre danzare come si ballava nell’epoca Regency frequentando le lezioni di ballo della signora Bennet, catapultandosi nei balli di gruppo in stile Impero, ma anche vestiti in modo casual. Anche in Italia si organizzano tour a tema, ad opera della Jane Austen Society of Italy (JASIT).
Una scrittrice che ancora ha tanto da raccontare, che riesce ad essere attuale anche 200 anni dopo la sua morte, al punto che oggi si continuano a realizzare opere e manifestazioni in suo nome apprezzate da turisti e curiosi. Jane Austen dimostra tuttora che l’animo femminile e romantico riesce a vincere sul contrasto sociale ed economico, come moderne Cenerentole nella propria quotidianità.
Silvia Vazzana